Kim Dotcom, aka Kim Schmitz, è stato arrestato in Nuova Zelanda (nei pressi di Auckland) la notte prima del suo 38esimo compleanno: titolare della totalità del sito Megavideo e della maggioranza assoluta dell’impero Megaupload, Kim Dotcom era nel mirino degli inquirenti ormai da tempo, fin da quando è stato noto il suo coinvolgimento in uno dei siti più discussi e noti della rete. Quel che non era semplice era però trovare una incriminazione chiara, che consentisse di arrivare ad un arresto che ponesse fine al nemico numero uno dell’industria di Hollywood. Quando l’FBI ha trovato il modo e la pistola fumante, non ha esitato: con una manovra degna di un film, le autorità neozelandesi contattate hanno forzato la proprietà del numero uno di Megaupload e, mentre il sito veniva messo sotto sequestro, mandavano a segno il clamoroso arresto.
Un film che potrebbe iniziare con “Polizia, apra la porta!”, qualche esitazione per la giusta suspance e quindi l’imputato che si barrica in casa per fare resistenza. La realtà non abbisognava però di effetti speciali: dubitando della consegna spontanea, infatti, le forze dell’ordine erano pronte all’incursione con la forza. Una dozzina di agenti ha pertanto circondato l’abitazione forzando l’entrata mentre un elicottero sorvegliava la zona per evitare qualsivoglia fuga improvvisa. Il caso meritava infatti attenzione: Kim Dotcom avrebbe messo in tasca con le proprie attività illegali (che saranno ora passate al vaglio della giustizia) qualcosa come 175 milioni di dollari, 42 dei quali nel solo 2010.
Chi guadagna cifre di quel calibro ed in quel modo si aspetta presumibilmente che prima o poi qualcuno venga a bussare alla porta. Per questo motivo, alla vista degli agenti, mr. Megaupload si sarebbe rinchiuso in casa attivando una serie di misure di sicurezza elettroniche. Una volta forzate le serrature, gli agenti si sono trovati di fronte all’imputato nelle vicinanze di un’arma da fuoco «simile ad un fucile accorciato», ma senza ulteriore resistenza: le manette sono scattate nell’immediato. Dall’abitazione sono state portate via una Cadillac rosa ed una Rolls-Royce Phantom Drophead Coupe, mentre sui conti correnti sono stati congelati circa 8 milioni di dollari. L’abitazione in sé sarebbe la più fastosa della zona, valutata circa 30 milioni di dollari neozelandesi (18 milioni di euro). Fermata anche una ulteriore persona presente in loco per detenzione illegale di un’ulteriore arma da fuoco. Un video trasmesso dalla tv neozelandese testimonia le fasi immediatamente successive all’arresto, con Kim Dotcom alla sbarra e la Cadillac Rosa sul carro attrezzi in viaggio verso il deposito delle autorità.
2 metri di altezza, 136 kg di peso, il 4% del traffico internet mondiale sulle proprie spalle ed un conto in banca da far tremare i polsi: l’epopea di Kim Dotcom si ferma su queste cifre prima di fare i conti con il carcere ed i tribunali, ai quali dovrà rispondere delle accuse che DOJ ed FBI hanno mosso in relazione alle pratiche pirata dei propri siti Web.
Mentre continuano le ricerche di alcuni esponenti del gruppo ancora non caduti tra le mani delle autorità, si ipotizza un tentativo di ritorno in auge di Megaupload ed il numero uno già proclama la sua innocenza promettendo una strenua battaglia in tribunale. L’epopea del sito sembra comunque conclusa, gettando scompiglio nel settore e dirottando il traffico “pirata” verso altri lidi. In questo contesto la SOPA fa un passo indietro e gli Anonymous ne fanno uno avanti: chiuso un Megaupload, le autorità sperano che non ne debba nascere un altro.