Da un po’ di tempo a questa parte si è diffusa in maniera quasi epidemica la presenza di schede PCMCIA per la connettività su notebook. A volte vengono consegnate in omaggio con l’acquisto di un portatile, a volte le si riceve come regalo di compleanno; possono essere wireless, 10/100 o gigabit e di svariati modelli. Questa presenza massiccia, però, potrebbe essere considerata alquanto bizzarra visto che quasi tutti i laptop che possiedono uno slot cardbus (o PCMCIA che dir si voglia) hanno altresì integrata una porta 10/100 (se non gigabit) ed un dispositivo wireless; alcune circostanze possono giustificare la preferenza nell’uso di un dispositivo rispetto all’altro: vediamo quali.
Le PCMCIA rappresentano, da un lato, una diminuzione del carico di lavoro effettuato dalla CPU; sebbene questa debba sopportare un ulteriore hardware installato riduce i calcoli necessari per la ricezioni/trasmissione e traduzione dei dati ricevuti via rete (sia essa WiFi o LAN) lasciando questo compito alla nostra scheda (altrimenti disoccupata) inoltre, in caso di reti via cavo, la PCMCIA riduce il rischio di danni alla motherboard in seguito a sovraccarichi elettrici trasmessi tramite ethernet (male che vada dovremo riacquistare solo la PC card). Non è però oro tutto quello che luccica; la PCMCIA richiede un ulteriore sforzo in termine di alimentazione ricevendo l’energia elettrica di cui ha bisogno direttamente dalla batteria del nostro portatile riducendone sensibilmente l’autonomia. La scelta va quindi fatta tra la maggiore disponibilità del processore o l’autonomia del computer, nel caso in cui non vi sia una diretta alimentazione alla rete elettrica, in questo caso è sicuramente conveniente utilizzare la card bus per potenziare la capacità di calcolo della macchina.