Carne prodotta in laboratorio. Carne vera, ma artificiale, in grado di sposare tanto il gusto tradizionale, quanto le sensibilità vegetariane, quanto i principi vegani, fino ad arrivare ai dogmi dell’ecologia. La promessa è della Memphis Meats, startup che in queste ore fa molto parlare di sé grazie al finanziamento di due nomi dell’innovazione quali Bill Gates (fondatore Microsoft) e Richard Branson (fondatore Virgin).
Amiamo la carne. Tuttavia il modo convenzionale di produrre carne oggi crea problemi per l’ambiente, la salute degli animali e la salute umana. Con la spesa globale per carne che si aggira sul trilione di dollari annui, e con una domanda che potrebbe raddoppiare nei prossimi decenni, una cosa è chiara: abbiamo bisogno di un modo migliore per dar da mangiare ad un mondo affamato.
Uma Valeti, CEO Memphis Meats
Il problema degli allevamenti tradizionali, oltre al fatto che per produrre carne si devono giocoforza uccidere esseri viventi, è costituito da un grande consumo di risorse naturali (anzitutto acqua e suolo) e la massiva produzione di gas serra risultante. Secondo la Memphis Meats, però, c’è una alternativa percorribile alle cui spalle si cela peraltro una immensa opportunità di mercato: la carne può essere riprodotta artificialmente in laboratorio partendo da cellule animali. Carne vera, partendo da cellule reali, con un metodo produttivo non basato su alimentazione e riproduzione animale. Il risultato finale, insomma, è il prodotto di uno sviluppo artificiale che porta in tavola una bistecca autentica senza passare attraverso alcun animale: sono sufficienti poche cellule per “coltivare” il pezzo di carne desiderato.
La comunicazione del gruppo è attualmente concentrata sul fare accettare la nuova idea dal punto di vista culinario: ogni video ed ogni immagine cerca di presentare la carne artificiale della Memphis Meats come deliziosa e appagante. L’obiettivo potrebbe però fermarsi un passo prima, accontentandosi di essere apprezzabile, ma potendo promettere con certezza massima salubrità e massima sostenibilità ambientale. L’utilità è infatti il valore primo delle ricerche del gruppo: una carne che sia utile, prima ancora che buona, poiché in grado di sfamare milioni di persone ad un costo accessibile e con un impatto ambientale fortemente ridotto rispetto agli allevamenti odierni. Non a caso il gruppo la chiama “carne pulita”, focalizzando il vero obiettivo del proprio agire.
Il gruppo non intende peraltro celarsi troppo dietro il mondo dei vegetariani, puntando ad un mercato di massa più che ad una nicchia: la carne prodotta, infatti, è carne vera e chi rifiuta la carne dovrà quindi virare altrove. Tuttavia è carne pulita, quindi gli stessi vegetariani potrebbero riconsiderare i propri principi e riavvicinarsi alla proteina animale con minor premura.
Il discorso potrebbe e dovrebbe ampliarsi molto oltre l’orizzonte delineato in questi primi mesi della startup, discutendo su quanto una rivoluzione simile potrebbe fare (nel bene e nel male) attorno al mondo delle carni, degli allevamenti e degli allevatori. Ma di fronte all’orizzonte della crescita della popolazione mondiale la promessa di una carne artificiale sembra essere sufficiente ad attirare attenzioni e denaro, spingendo Branson e la Cargill Inc ad aprire il proprio (generoso) portafoglio per elargire un primo finanziamento al fianco dell’avanguardia di Bill Gates (tra gli altri investitori: Atomico, New Crop Capital, SOSV, Fiftry Years, KBW Ventures, Inevitable Ventures, Suzy and Jack Welch, Kyle Vogt e Kimbal Musk). Gates lo dice da tempo, del resto: dopo essersi occupato per anni di vaccini e malattie, ore il focus si sposta sull’ecologia: da anni ad esempio il fondatore Microsoft identifica nei modelli produttivi della carne uno dei problemi principali del pianeta.
Ad oggi non è chiaro quale sia l’impatto ambientale di una produzione massiva di carne artificiale, né quali le caratteristiche chimiche reali: la Memphis Meats è anzitutto una chimera che galleggia sul denaro di venture capital, sulle ambizioni di Wall Street e sulla filosofia della Silicon Valley. Tuttavia il quadro è composto da un problema reale e da una possibile soluzione: Gates e Branson hanno visto in questa opportunità almeno 22 milioni di buone ragioni per scommetterci su.