In questi giorni la Casa Bianca ha accolto i dirigenti delle principali aziende tecnologiche, tra cui Meta Platforms Inc che possiede Facebook e Oracle Corp, per discutere insieme alle agenzie governative, tra cui il Dipartimento per la sicurezza interna, il Dipartimento della difesa e il Dipartimento del commercio, sulle misure da adottare per la sicurezza informatica del Paese.
In particolare si è discusso del problema della vulnerabilità di sicurezza nel software open source chiamato Log4j che le organizzazioni di tutto il mondo utilizzano per registrare i dati nelle loro applicazioni. Ma dietro a questi apparenti momenti di idillio con il governo Biden, si nasconde una vecchia minaccia. E la sentenza di un giudice potrebbe infatti acuire una ferita nel cuore di Mark Zuckerberg, e aprire la strada a una lunga e costosa battaglia legale sul futuro di Facebook, WhatsApp e Instagram.
Meta deve vendere i suoi social
Da anni la Federal Trade Commission, l’agenzia governativa statunitense che promuove la tutela dei consumatori e l’eliminazione e la prevenzione di pratiche commerciali anti-concorrenziali, non vede di buon occhio l’ex Facebook. L’Autorità antitrust americana, come del resto le procure generali di molti Stati dell’Unione, l’accusa di svolgere attività monopolistiche, chiedendo a più riprese alla politica e alla magistratura di risolvere la questione, anche smantellando l’intero network del gruppo.
Una delle più attive sostenitrici di questa soluzione drastica è da sempre Lina Khan, giurista statunitense specializzata proprio nelle leggi Antitrust, nominata da Joe Biden in persona presidente della Federal Trade Commission.
E’ stata lei, da sempre paladina nella lotta contro lo strapotere delle multinazionali hi-tech, a presentare lo scorso giugno presso il tribunale del distretto di Columbia una prima richiesta di cessione di WhatsApp e Instagram per l’attuale gruppo Meta. All’epoca, però, il giudice James Boasberg aveva respinto la documentazione definendola incompleta. Oggi, dopo una serie di ricorsi presentati da entrambi i contendenti, lo stesso magistrato ha dovuto fare marcia indietro, e a fronte di nuovi elementi dare ragione alla Khan, definendo “plausibile” la richiesta della FTC ai sensi dello Sherman Act, che impedisce alle società monopolistiche di derubare i consumatori.
Le possibili conseguenze
Ovviamente da qui a un processo la strada è a dir poco lunghissima: l’onere della prova in questa causa spetta all’Authority, il che significa che deve richiedere documenti alla società che accusa di comportamento anti-concorrenziale al fine di dimostrare che le sue accuse sono corrette. E questo potrebbe ovviamente potrebbe richiedere del tempo, considerando che Meta farà di tutto per opporsi. Solo in un secondo momento, quindi, se la FTC troverà prove a sostegno del suo caso potrà iniziare una prima fase processuale, in attesa di un’offensiva legale che se andasse in porto non avrebbe forse precedenti nella storia recente degli USA, e che porterebbe allo smembramento di un’azienda che, a detta di molti negli stets , “ha privato i consumatori del beneficio della concorrenza”.