Mettersi in gioco con la libera professione

Mettersi in gioco con la libera professione

Il certo per l’incerto, la busta paga puntuale a fine mese o la ricerca del cliente? La “sottomissione” a una gerarchia aziendale o una libertà totale? Insomma, Libera professione o lavoro per l’azienda?

Queste sono solo alcune delle domande che si fa chi è sul punto di decidere cosa fare del proprio futuro lavorativo. Il dilemma è tra la libera professione e il posto fisso (concedetemi il termine anche se il vero posto fisso non esiste quasi più). Non solo nel campo dell’ICT, ma in tutti i campi ci si trova a dover scegliere cosa fare e in tutti i campi ci sono i lati positivi e i lati negativi.

Concentriamoci sull’ICT e analizziamo la questione della libera professione. Il problema si può porre in maniera semplice: nel mondo dell’ICT è relativamente semplice trovare un impiego in una società (semplice rispetto ad altri campi), quindi la maggior parte dei giovani preferisce avere una certa sicurezza e tende così ad intraprendere una carriera in una qualche azienda.

D’altro canto anche la libera professione nell’ICT non è così difficile rispetto alla libera professione, ad esempio, nell’avvocatura. Nonostante la concorrenza esista anche nel nostro settore, c’è da dire che spesso si tratta di concorrenza limitata. Con questo voglio dire che molti sono gli “informatici autodidatti” che non sono effettivamente esperti certificati e che contribuiscono alla concorrenza nella libera professione. Il libero professionista nell’ICT (che deve possedere delle certificazioni che attestino la sua effettiva competenza del settore), però, non si limita certo a realizzare qualche programmino di gestione o qualche sito Web, ma si occupa di molte altre cose, un esempio su tutte la consulenza per grosse aziende.

Un lato negativo nella libera professione è sicuramente quello della gavetta, molto più dura rispetto a quella in una società. Per poter guadagnare il libero professionista dovrà darsi non poco da fare per crearsi una clientela e dovrà certamente dare più del massimo delle sue capacità per poter essere apprezzato (e quindi ricontattato) e per farsi una buona pubblicità. Questo chiaramente in un’azienda non accade; il giovane dovrà solo concentrarsi sul lavoro che sicuramente gli verrà assegnato e non avrà l’incombenza di dover provvedere anche a cercarsi qualcosa da fare.

C’è da dire però che i guadagni di un libero professionista possono essere molto più alti rispetto ad un professionista assunto in una società. Certo, non vi parlo di posti da dirigente alla Apple, ma a parità di ruolo e di competenze sì. Insomma la scelta è sempre ardua e non è detto che quella migliore non sia una via di mezzo: entrare in un’azienda, fare esperienza, formarsi al meglio e poi staccarsi per diventare un libero professionista con il vantaggio di un bagaglio ampio di conoscenze e casomai con i contatti giusti. E voi preferite mettervi in gioco o essere “sicuri”?

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