Ieri c’eravamo anche noi a Londra seduti di fronte a Carol Bartz. Ed una cosa era chiara: il suo ruolo è in questo momento del tutto delicato e difficile, poichè la sua giacchetta rossa diventa l’ombelico di un evento dal quale tutti si stanno attendendo qualcosa.
Si attendono qualcosa i giornalisti, accorsi in massa in attesa di un annuncio che non c’è. Di questo la stampa ha bisogno: di notizie notiziabili. Carol Bartz si divincola invece da tutti, e la sua notizia è proprio questa: Yahoo ha già fatto tutto quel che serviva ed ora intende semplicemente monetizzare il momento buono che sta per arrivare.
Si attendono qualcosa gli investitori, che all’evento non ci sono ma che sono pronti a leggere quanto la stampa sta pubblicando in queste ore.
Si attendono qualcosa gli inserzionisti, i quali sono sì pronti a spendere, ma debbono depositare i propri investimenti in un mondo della pubblicità in grossa evoluzione ed in preda alle nuove confusioni instillate dalla “dimensione social”. L’incontro con la stampa è propedeutico a quel che verrà: 24 ore più tardi (oggi) Carol Bartz sarà in Francia per incontrare gli advertiser.
Tutti si attendono qualcosa, probabilmente anche il gruppo stesso: dopo i tagli ed i licenziamenti, c’è bisogno di tornare a crescere, scommettere ed entusiasmarsi. Carol Bartz usa un profilo “soft”, un tono pacato, una postura sicura ed una presenza rassicurante. Yahoo c’è, Yahoo si sente pronta. Non c’è solo il search e il mondo social non è solo Facebook. Il succo dell’evento è in questo: Yahoo è Yahoo e non accetta confronti impropri. E nel suo essere Yahoo è pronta a monetizzare la propria identità approfittando dell’economia in crescita.
Ma essere Yahoo è difficile, e proprio per questo mica è facile essere Carol Bartz, oggi.