Michael Robertson gongola, e lo fa a ragione. Quello che è stato l’uomo di MP3.com prima e di Lindows poi, oggi richiama tutti all’attenzione dal proprio sito Web per ricordare che prima di Amazon, Apple e Google ci fosse già qualcuno a proporre un nuovo modo di distribuire musica online.
Robertson a suo tempo lanciò MP3tunes, servizio con cui conservare online i propri file musicali per utilizzarli in libertà allo stesso modo oggi proposto dai grandi gruppi che stanno investendo nel settore. Oggi Robertson ha buon gioco a far notare come tutti abbiano copiato la sua pionieristica idea e che nessuno, tuttavia, sia in grado di ripetere quel che MP3tunes già sta proponendo se non altro in termini di estensione geografica dell’offerta.
L’analisi di Robertson fa notare come Google spinga forte sulla riduzione del prezzo, ma tutto ciò partendo da due presupposti necessariamente da sottolineare. Anzitutto, la qualità dei brani è di valore medio/basso, poiché limitata a file MP3 128k contro i 256k proposti tanto da Apple quanto da MP3tunes; inoltre Google non ha dalla propria parte la Warner Music, in competizione da tempo con il gruppo, e può pertanto mettere a disposizione un paniere minore di file.
MP3tunes ha due punti di vantaggio rispetto ai grandi concorrenti dell’ultim’ora. In primis, sottolinea Robertson, «Google Music è per Android. Apple iMatch è per iPad e iPhone. Amazon è per Kindle»: MP3tunes, invece, è disponibile per qualsiasi device. I primi tre, inoltre, sono disponibili solo negli USA mentre MP3tunes è disponibile in tutto il mondo.
Michael Robertson gongola, insomma, e lo fa a ragione. Il suo eccentrico approccio al mercato fa del pionierismo un marchio di fabbrica, ma le sue idee non son riuscite finora a far breccia. Ancora una volta, però, Robertson può dire di essere arrivato prima. E di aver avuto ragione.