Ci sarà un momento della storia, non fra secoli ma fra pochi decenni, in cui le protesi tecniche saranno più performanti delle articolazioni naturali, i nostri sensi saranno aumentati da dispositivi che comunicheranno col nostro cervello e l’intelligenza artificiale sarà in grado di modificarsi spontaneamente per raggiungere i propri obiettivi. Sarà la “singolarità” nella quale risulterà complicato definire ciò che è umano e ciò che non lo è. Qualcuno lo definisce “post-umano”, ma si tratta di teorie. Molto pratico, invece, è quello che ieri si è visto al TAG di Milano, dove alcune persone si sono fatte impiantare un microchip nella mano.
Ci aspetta una società di cyborg? Senza esagerare (ma nel caso, leggersi Donna Haraway), basta iniziare coi primi tentativi di bio-hacking, l’innesto di tecnologie che trasformano il nostro corpo. D’altronde l’uomo è sempre stato influenzato dalla tecnologia, nei millenni ha realizzato co-evolutivamente degli oggetti che hanno cambiato il suo corpo. Persino la mummia Otzi, risalente a cinquemila anni fa, aveva tatuaggi e perforazioni volontarie, forse di tipo curativo e anche culturale. Perciò nulla di cui stupirsi se ieri in via Calabiana a Milano la Singularity University ha organizzato una lezione su impianti e biohacking dopo la quale alcuni partecipanti hanno effettuato l’operazione, al costo di 60 euro.
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David Orban
Per David Orban l’agricoltura, l’urbanizzazione, l’invenzione stessa del fuoco sono tecnologie che hanno cambiato la biologia dell’essere umano, perciò è solo questione di aspettare che le nuove invenzioni modifichino ancora il nostro corpo.
La miniaturizzazione, il costo sempre più accessibile di queste tecnologie, l’applicazione di software che apprendono dai nostri comportamenti e la capacità incredibile di leggere con sempre maggiore precisione gli scambi elettrici delle sinapsi, renderanno possibile quel che finora si è letto solo nei romanzi di fantascienza. Lui stesso ha da due anni un microchip nella mano, un vero microcomputer che usa per aprire porte (casa, ufficio, auto), fare pagamenti, salvare password e dati personali preziosi isolati dalla Rete secondo il principio che mantenendo i dati offline è più difficile che possano essere violati e rubati.
Ho deciso di sperimentare su me stesso cosa significa convivere con queste tecnologia. Nella mano sinistra ho un chip che consente di aprire porte, di identificarsi, oppure come faccio io tenere la chiave privata di un borsellino Bitcoin. Sempre più persone sono attratte da questa possibilità, che è aperta a molte varianti e a sviluppi ulteriori nel futuro.
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Cosa è un NFC
I piccoli chip a radiofrequenza sono alla base del funzionamento di una quantità incredibile di oggetti e servizi ai quali neppure si fa caso: i passaporti, i sistemi antitaccheggio, il telepass dell’autostrada, le chiavi dell’auto, la carte di credito, la raccolta dei rifiuti, il prestito dei libri, l’identificazione degli animali. La tecnologia più avanzata della categoria, l’NFC, è quella inserita in queste microcapsule di vetro biocompatibile che garantiscono guarigione veloce e funzionamento immediato. Il kit della Dangerous Things prevede un chip programmabile a 125 Khz, che interagisce con tutti i lettori in commercio. Esiste anche un’applicazione mobile per nominare il chip, aggiornare il software, aumentarne il raggio di azione e valutarne la performance.