Un gioco infinito delle parti, un ballo a due in cui non si capisce mai chi guida il passo, un richiamo quotidiano di rumor e di smentite: il caso Microhoo, dopo l’ennesima chiusura netta, torna a far faville in borsa ed a occupare le pagine dei giornali finanziari e tecnologici. «MicroHoo Lives!» titola Forbes. Molto più caustica CNBC. Sicuro, da parte sua,TechCrunch: il tavolo delle trattative è stato riaperto.
Riassorbito il caso della ipotizzata sparizione dalla piazza di Jerry Yang, ora a quanto pare i vertici di Sunnyvale e di Redmond sono tornati a discutere. Fin qui sembra esserci comunanza tra tutte le fonti, mentre parecchia discordanza si accumula sull’oggetto del contendere. Le correnti rimangono due, entrambe non supportate da troppe conferme: da una parte Microsoft rileverebbe in toto Yahoo, addirittura a un prezzo più basso rispetto a quanto proposto antecedentemente; dall’altra Microsoft rileverebbe solo il motore di ricerca ed il comparto search advertising di Yahoo, il tutto a prezzi ancora non delineati. Dalle parti in causa, ovviamente, altro non giunge se non un “no comment” silente, ovvio e pretestuoso.
Il susseguirsi delle voci ha immediatamente avuto pesanti ripercussioni in borsa: Wall Street, che vedeva il titolo YHOO in pesante calo, ha permesso alle azioni dell’azienda di recuperare chiudendo addirittura con un positivo del 2.75%: in pochi minuti il valore è passato da meno di 21 dollari a più di 23 con una volatilità estrema determinata dal valore posticcio delle azioni (ormai totalmente dipendente dalle sorti dell’azienda). Va ricordato, sulla base di queste cifre, che Microsoft era giunta ad offrire 33 dollari ad azione mentre Jerry Yang ne aveva pretesi almeno 37: le due parti non avevano colimato su un punto di possibile accordo e così Yahoo ha firmato un patto temporaneo con Google che portasse sul campo ulteriore pepe.
Le trattative sono alla vigilia di un nuovo collo di bottiglia: il board Yahoo verrà rinnovato nel giro di un mese circa. Entro quell’occasione Jerry Yang dovrà portare al consesso degli azionisti risultati concreti, pena la sostituzione coatta. Il tempo dei rinvii è destinato a terminare entro poche settimane e lo spazio per ulteriori manovre strategiche sembra essere ormai sempre più limitato.