Sebbene ogni dichiarazione in merito vada presa con le pinze in virtù della fase di stallo intercorrente di qui alle prime settimane di agosto, sembra che l’ipotizzata fusione tra Microsoft e Yahoo sia un’ipotesi ormai sempre più lontana. I motivi sono spiegati dal CFO Christopher Liddell, il quale torna curiosamente sull’argomento a poche ore dall’abbandono della carica da parte di Kevin Johnson, colui il quale ha guidato senza successo l’approccio Microsoft all’azienda di Sunnyvale. Non è probabilmente un caso.
Secondo Liddell sono venuti nel tempo a mancare i presupposti per una scalata Microsoft alla proprietà Yahoo. Dal 1 febbraio (giorno in cui la proposta fu formulata) ad oggi le condizioni macroeconomiche sono cambiate radicalmente ed il momento giusto potrebbe ormai essere definitivamente sfumato. Liddell lo dice senza mezzi termini: le possibilità che Microsoft possa ancora tentare una acquisizione completa di Yahoo sono ridotte all’osso, mentre rimane ancora qualche possibilità di veder concretizzato un accordo tra le parti esclusivamente relativo al comparto della ricerca. La prudenza nell’interpretare tali prese di posizione è comunque d’obbligo: nei prossimi giorni verrà ufficializzato il nuovo board Yahoo all’interno del quale sarà assorbito anche Carl Icahn, il principale sponsor dell’accordo tra i due gruppi.
Secondo Liddell Yahoo sarebbe un «asset in declino» che, con il tempo che passa, perde di valore. La strenua opposizione del board Yahoo ha fatto sì che il momento buono passasse ed ora le proposte di allora non sono più proponibili. «Abbiamo avanzato un’offerta incredibilmente generosa con un premio molto alto perchè stavamo puntando sulla velocità», ma venendo meno quest’ultimo presupposto tutto il castello creato negli ultimi mesi crolla senza appello. Il teorema Liddell sembra sposare il pieno il piano Ballmer, ove Yahoo viene messo da parte e sostituito da una strategia di sviluppo interno atta a valorizzare i risultati ottenuti da ricerca e investimenti alternativi.
Il punto del CFO Microsoft sottolinea come a metà anno fiscale il valore delle azioni era arrivato a valere il 20% in più rispetto alla fase iniziale, mentre ora si è allineato agli indici di borsa seguendo pedissequamente il trend ribassista di questa prima metà del 2008. Liddell non nasconde l’insoddisfazione per il risultato conseguito e allo stesso modo (ancora una volta in perfetta sincronia con Ballmer) suona la carica soprattutto per il comparto online, dove il gruppo «ha ottenuto i peggiori tangibili progressi».