Sull’onda del successo ottenuto nel caso Blaster (l’arresto ed il semi-perdono dell’autore della versione B Jeffrey Lee Parson), Microsoft torna alle vie legali per affondare il colpo contro la piaga del phishing. Dalla software house di Redmond sono partite infatti 117 denunce contro altrettanti “John Doe” responsabili di fatti illeciti identificabili sotto la categoria precitata. Nella presentazione del proprio esposto Microsoft ha inoltre fatto riferimento alla data del 1° Aprile ricordando che il phishing è un brutto scherzo ma soprattutto una triste realtà
Microsoft è una delle aziende maggiormente penalizzate dal problema phishing in quanto, a causa della grande notorietà del marchio a livello mondiale, è semplice per i truffatori trovare utenti che aprono la sicurezza dei propri sistemi per un eccesso di fiducia affidato al “nome noto”: presentando siti e mail in grado di imitare un riferimento Microsoft è infatti possibile truffare utenti ricevendo in cambio numeri di carta di credito ed altri dati utili poi a trarre reddito dall’attività truffaldina praticata.
Tutti i siti identificati dalle indagini Microsoft sono stati rilevati (e ne è stata imposta la chiusura) tra l’Ottobre 2004 ed il Marzo 2005. La denuncia è stata presentata presso il distretto di Washington ed ora toccherà agli inquirenti risalire alle persone individualmente colpevoli dei fatti denunciati. L’attività giudiziaria affianca un’attività tecnologica fervente (noto il caso del cosiddetto Sender ID) nella quale il gruppo Microsoft sta tentando di aumentare la sicurezza dei propri prodotti per evitare problemi quali phishing e spoofing, nomi sempre più presenti nelle cronache quotidiane relative ai pericoli informatici.