Con una mossa a sorpresa Microsoft è divenuta sponsor ufficiale di The Open Source Census, un progetto collaborativo finalizzato ad effettuare un censimento sull’utilizzo a livello mondiale del software open source nelle aziende. Nonostante, a detta del colosso di Redmond, la conoscenza del mondo open source sia importante per l’ecosistema nel quale l’azienda opera, l’operazione è stata vista dall’esterno con un certo scetticismo.
The Open Source Census riceve attualmente importanti contributi da società quali ActiveState, CollabNet, EnterpriseDB, IDC, OpenLogic e Unisys, nel tentativo di delineare un quadro il più possibile accurato dell’utilizzo del software open source all’interno delle imprese. Al momento lo strumento di ricerca, basato su OSS Discovery di OpenLogic, ha analizzato oltre 1300 sistemi e ha rilevato oltre 22.000 pacchetti, valori che dopo l’annuncio di Microsoft dovrebbero aumentare considerevolmente grazie ai contributi finanziari e alla pubblicità indiretta al progetto.
Se da un lato quindi la presenza di Microsoft all’interno del progetto non potrà che incrementare la quantità di dati rilevati dal sistema, dall’altro l’operazione appare tuttora circondata da un alone di mistero. Non è la prima volta che la società di Redmond mette in evidenza il suo interessamento per il mondo del software libero (basti pensare alla storica collaborazione con Eclipse) e in tale contesto dichiara di voler operare negli interessi dei consumatori e nei confronti di una apertura all’interoperabilità: «Microsoft partecipa attivamente all’open source grazie agli ingegneri Microsoft e ai team di produzione, con partner industriali e con progetti OSS [open-source software], per sviluppare soluzioni di interoperabilità in grado di venire incontro ai bisogni dei clienti […] I nostri clienti, partner e sviluppatori sono al lavoro su un numero sempre maggior di ambienti eterogenei, e la nostra partecipazione a progetti quali The Open Source Census è rilevante per l’ecosistema nel quale operiamo» ha spiegato Sam Ramji, senior director di Microsoft.
Nonostante le parole di Ramji, è bene ricordare come attualmente stia ancora pendendo sul collo del mondo open source l’accusa di aver violato oltre 200 brevetti registrati a nome Microsoft e come lo strumento di ricerca adottato da The Open Source Census non analizzi solamente i sistemi Linux/Unix ma anche le macchine Windows. Secondo il parere di Mary Jo Foley, famosa osservatrice del macrocosmo informatico che risiede a Redmond, l’intento finale di Microsoft non è tanto di conoscere meglio l’altra metà della mela per migliorare l’interoperabilità tra i sistema, ma quanto di conoscere meglio il nemico per poi poterlo combattere con maggiore efficacia.
Quando Microsoft è coinvolta in una operazione è sempre comunque bene bilanciare l’apertura mentale con lo scetticismo: «mi sono incontrato con Sam [Ramji] e non ci sono dubbi sul fatto che quei ragazzi sappiano quello che stanno facendo con l’open source», ha dichiarato Jay Lyman, analista del The 451 Group, «sono definitivamente cambiati». Sarà vero? Alcuni lo sono, altri potrebbero esserlo meno». Nel frattempo Lyman attende i prossimi risultati per vedere se possono essere considerati rappresentativi della situazione: «L’utilizzo dell’open source è altamente sottostimato», ha dichiarato, per poi aggiungere «Forse riusciremo ad avere dati più significativi a riguardo».