È di questi giorni la notizia che Microsoft sta aprendo una Università a Bangalore, la silicon valley Indiana, specializzata nell’insegnamento dell’informatica e delle materie ad essa collegate.
Microsoft non è nuova a questi programmi educational, basti pensare che Microsoft Research ha sedi in tutto il mondo (Redmond, Cambridge, Pechino e proprio Bangalore) nelle quali lavora a stretto contatto con le università locali.
Il caso dell’Università nascente a Bangalore è però nuovo perchè sarà la prima università interamente di proprietà di una multinazionale del software, capace di impartire insegnamenti a 1.000 studenti per ogni anno di corso.
La scelta dell’India non è certo casuale. Si tratta infatti di un paese che sta investendo tantissimo in educazione e formazione, perchè ha capito che nel lungo termine la strada verso il successo di una nazione sarà data proprio dal livello di specializzazione e competenza di coloro i quali oggi sono ragazzi. L’India inizia ad avere dei veri e propri centri di eccellenza in ingegneria e, adesso, si muoverà ancora più tenacemente nella direzione dell’informatica.
Microsoft Research è anche impegnata in altri programmi in giro per il mondo, basti pensare al caso italiano in cui Microsoft Research, assieme all’Università di Trento, ha sviluppato un progetto molto ambizioso, creando il “Centre for Computational and System Biology” nel quale i migliori (e giovani) cervelli provenienti da tutto il mondo, si confrontano e lavorano cercando di scoprire in quale modo l’informatica può essere utile alla biologia.
È un esperimento davvero interessante perchè per la prima volta accosta e mette a lavorare assieme in un team, persone con competenze e background formativi anche molto diversi tra loro. È facile quindi trovare un biologo marino al lavoro con informatico. In questo modo si pensa di poter sviluppare le giuste tecnologie per accelerare i processi dell’indagine scientifica.
Questi orientamenti dimostrano che anche le grandi multinazionali, come Microsoft, non siano necessariamente “brutte e cattive” come spesso le si vuole dipingere. Laddove non arriva il pubblico, grazie a queste iniziative è comunque possibile creare dei centri di eccellenza che diano il giusto spazio alle nuove idee e alle nuove menti, a tutto beneficio dell’umanità.