La polemica nasce sulle pagine del Financial Times e per voce del consigliere generale Microsoft Tom Rubin. Il gruppo di Bill Gates, infatti, avrebbe intrapreso una battaglia anti-Google facendo leva sul tema scottante del copyright, elemento di cui Microsoft si rende paladino e sul quale intende strumentalmente combattere Google proponendo maggiori tutele ai content provider.
Microsoft spiega come il progetto di digitalizzazione dei libri abbia scatenato polemiche e che YouTube si muova sulla stessa falsa riga: Google sfrutta il lavoro altrui per ottenere una lauta remunerazione propria, non apportando in ciò alcun valore che non sia quello dell’aggregazione. Rubin punta deciso il dito contro YouTube, proponendo a chiunque di visitare il sito per notare come gran parte del contenuto sia illegale. Il discorso è evidentemente rivolto a coloro i quali detengono i contenuti e l’accusa diventa un invito: SoapBox è un servizio del tutto simile, in grado però di promettere un differente approccio alla tutela del copyright.
Microsoft ne fa un discorso di policy aziendale con fare decisamente promozionale: la tutela dell’uno contro le promesse non mantenute degli altri, il tutto nel tentativo di accaparrarsi contenuti preziosi, imporre i propri servizi e riuscire ad allungare la mano sul grande mercato promozionale che sui contenuti video sta per fiorire. Per Microsoft l’impostazione della strategia di mercato è a questo punto decisamente oppositiva: il gruppo di Redmond intende essere una scelta diversa, un percorso alternativo, un alter-ego dell’impronta forgiata al Googleplex.