Microsoft boccia la FTC: una occasione perduta

Microsoft boccia l'accordo tra la FTC e Google definendolo debole ed inusuale: il gruppo sottolinea i punti non risolti e le mancate promesse di Google.
Microsoft boccia la FTC: una occasione perduta
Microsoft boccia l'accordo tra la FTC e Google definendolo debole ed inusuale: il gruppo sottolinea i punti non risolti e le mancate promesse di Google.

Da Microsoft giunge per la Federal Trade Commission una sonora bocciatura per il modo in cui ha affrontato il caso Google. Il gruppo guidato da Steve Ballmer non può certo essere lieta delle risultanze dell’accordo firmato tra le parti e così mentre Mountain View gongola, Redmond punta il dito definendo l’accordo come una «occasione mancata».

Microsoft, per voce del vice presidente Dave Heiner, definisce “debole” ed “inusuale” il modo in cui la FTC è intervenuta nei confronti di Google: l’accordo è insomma descritto con parole formali ma estremamente pesanti, tali da disegnare per l’accordo un quadro generale deludente e sicuramente al di fuori delle aspettative dell’accusa. Microsoft tesse ora le proprie accuse dettagliando alcuni dei temi principali affrontati nelle indagini prima e nell’accordo poi.

Portabilità

Google, che è sempre stato paladino della portabilità dei dati e della loro “liberazione”, ha invece per anni vietato agli inserzionisti di “liberare” le proprie campagne per poter investire su altri canali pubblicitari: è questa l’accusa che Microsoft esprime, cercando di mettere in evidenza un Giano Bifronte che tratta in modi differenti i dati sulla base delle diverse opportunità. Microsoft accoglie i passi compiuti, poiché attende di poter portare sui propri spazi alcuni inserzionisti che fino ad oggi, a causa del costo dell’operazione, non trasferivano le proprie campagne poiché ormai organizzati su Google ed impossibilitati a liberarsi con facilità. Tuttavia il team di Redmond ravvede nell’accordo alcuni punti di estrema debolezza sui quali esprime sconcerto. Ad esempio la promessa Google di “liberare” le campagne si limita agli inserzionisti USA e non è invece estesa a tutti coloro i quali, pur avendo sede al di fuori degli Stati Uniti, intendono abilitare le proprie campagne all’interno dei confini statunitensi. Inoltre viene sottolineato come in futuro Google possa aggirare le promesse odierne, agendo semplicemente sul cambiamento del linguaggio e degli standard del mercato, ripristinando così la situazione antecedente all’accordo.

Brevetti essenziali per gli standard

La FTC ha sentenziato che Google ha abusato dei propri brevetti essenziali per gli standard. L’abuso è questo: Google non ha mantenuto le proprie promesse. Google ha promesso alla comunità degli standard che avrebbe reso i propri brevetti disponibili a tutti su termini giusti, ragionevoli e non discriminatori. Ma Google ha chiesto royalty esorbitanti da chi ha implementato standard con cifre migliaia di volte più alte rispetto ad altri con portfolio brevetti più ampi. E sebbene Google abbia promesso di dare le licenze a tutti, ha portato avanti molteplici cause legali, negli Stati Uniti ed oltreoceano, cercando di bloccare Microsoft ed altri dal distribuire PC e Xbox che implementano standard rilevanti.

Microsoft va quindi al cuore della questione: mentre Microsoft ed Apple hanno sempre ceduto in licenza i propri brevetti, senza eccezione alcuna, Google non ha fatto altrettanto ed ora con l’accordo firmato si trincera dietro 13 pagine fitte di eccezioni. Tredici pagine, spiega Microsoft, nelle quali con una mano si promette apertura, ma con l’altra si alza la minaccia di future azioni legali aggrappandosi agli spiragli che si insinuano nel testo firmato dalla FTC. Secondo il gruppo di Redmond l’intento è chiaro: tenendo alta la minaccia di denuncia su brevetti essenziali per gli standard, Google previene la possibilità per cui altre aziende possano denunciare il gruppo stesso per brevetti non essenziali. Così facendo, insomma, le promesse valgono poco poiché la minaccia rimane tale e porta Google in una posizione di vantaggio.

Altre questioni

Microsoft esprime disappunto anche su altre questioni e tira anzitutto in ballo a titolo esemplificativo l’impossibilità di offrire su Windows Phone una applicazione di alta qualità per YouTube. Inoltre Google rafforzerebbe la propria posizione sul mercato dell’advertising con contratti di esclusiva che restringono la competizione. Secondo Microsoft l’UE si prepara ad affrontare e risolvere la questione, mentre gli Stati Uniti (e nella fattispecie la FTC) hanno voltato le spalle al problema privando l’utenza della possibilità di scelta.

L’attacco più chiaro giunge invece in relazione al modo in cui Google vede salva la propria Universal Search. Al punto di vista della FTC, che vede il servizio come un passo avanti nella ricerca online, Microsoft oppone anzitutto una domanda mirata:

Sappiamo già che Google promuove sistematicamente i propri servizi nei risultati delle ricerche. Google+ è realmente più rilevante di Facebook? Ed i risultati di Google Travel sono migliori di quelli offerti da Expedia, Kayak ed altri? Inoltre sappiamo che Google ordina i risultati per lo shopping in parte sulla base di quanto gli inserzionisti pagano Google per il posizionamento, dopo aver pubblicamente promesso che non lo avrebbe mai fatto. Tutto ciò non suona come un miglioramento del servizio.

Fiducia all’Europa

Microsoft boccia quindi in toto il modo in cui la Federal Trade Commission ha chiuso la vicenda, poiché non lascia margini di miglioramento all’accordo ed inoltre non risolve le questioni sollevate dall’accusa. Parole pesanti, quelle provenienti da Redmond, che sfociano in un motto di speranza e di fiducia nei confronti della Commissione Europea: laddove Microsoft è in passato caduta pesantemente in difesa del proprio browser e del proprio sistema operativo dominante, il gruppo spera ora di trovare conforto con un atteggiamento parimenti fermo da parte delle istituzioni antitrust. Microsoft spera insomma che l’Europa usi il pugno duro differenziando il proprio approccio al problema rispetto a quanto operato dalla FTC. Joaquin Almunia è ora sotto l’attenzione di tutti: Google spera in una conferma, Microsoft spera in una inversione di tendenza, e la sentenza dell’antitrust del vecchio continente è a questo punto decisiva come mai per gli equilibri futuri nei vari comparti sui quali le indagini hanno insistito negli ultimi anni.

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