È ormai chiaro da tempo che molte software house stanno lavorando a vari progetti che prevedono di spostare sul web le funzionalità delle proprie applicazioni. Un esempio su tutti è dato da Google Apps, che consente di avere un elaboratore di testi e un foglio di calcolo sempre accessibile semplicemente da qualsiasi browser web.
È inoltre noto che Adobe e Microsoft stanno lavorando per portare sul web una versione “ridotta” delle proprie applicazioni, quali Photoshop e la suite Office. Oggi è infatti sempre più frequente che l’utente finale abbia bisogno di accedere ai propri documenti ovunque si trovi, lavorando su macchine diverse. Poter centralizzare questa attività è quindi una soluzione sicuramente vincente.
Google pare essere la prima arrivata, proponendo la sui mini suite di applicazioni online, completamente gratuita e nel complesso ben funzionante. Certo, si tratta di un editor di testi base, ma nel complesso sicuramente utile per chi ha bisogno di lavorare in mobilità. Microsoft, che al momento non ha soluzioni paragonabili, ha di recente pubblicato 10 motivi per cui non si dovrebbe usare Google Apps in azienda (leggibili su WebNews). Pare un po’ un discorso “volpe e l’uva”, ma lancia delle riflessioni interessanti.
Se da un lato la comodità del servizio sono di incentivo per molti, dall’altro sono emerse di recente delle falle di sicurezza, non ultima quella che ha scoperto che le immagini allegate ai documenti sono raggiungibili da indirizzi pubblici. Inoltre, con questa applicazione, si affidano tutti i propri documenti a Google, la cui policy di sicurezza potrebbe cambiare nel tempo. Essendo un servizio gratuito sono anche minori i diritti che il consumatore ha in caso di disservizi o malfunzionamenti.
Insomma, anche se Microsoft parla un po’ per invidia e un po’ perché si sente in ritardo, da molti punti di vista ha ragione. Va bene usare questi servizi web based gratuiti, ma con cautela e prudenza. Non affidiamo dati sensibili a Google e dei documenti importanti teniamo sempre una copia anche sul nostro PC: non si sa mai.