Ennesima bufera in casa Microsoft che vede come protagonista ancora una volta il sistema operativo (forse) più “odiato” dagli utenti: Windows Vista. Questa volta però la causa non è un malfunzionamento del software, bensì un presunto accordo tra Redmond e Intel.
La scelta dei requisiti di base per ottenere il bollino Vista Capable, necessario a certificare l’idoneità dei nuovi PC a supportare l’ultimo sistema operativo, sarebbe stata fatta per via delle pressioni esercitate dai vertici della Intel.
A rivelare questo inquietante scenario una serie di email scambiate tra i manager delle due aziende coinvolte, Steve Ballmer per Microsoft e Paul Otellini per Intel, rese pubbliche dal giudice incaricato di regolare la class-action sul “fantomatico” bollino Vista. Secondo quanto appreso dalle missive inviate, i due manager sarebbero arrivati ad un compromesso al fine di soddisfare entrambi le proprie esigenze.
Sembra infatti che, secondo le specifiche iniziali, i chipset della serie 915 con grafica integrata non risultassero idonei per computer certificati al funzionamento con Vista; un potenziale danno di miliardi di dollari per Intel.
Sembra che il problema, secondo quanto si apprende dalle email, sia la nuova architettura dei driver WDDM (Windows Device Driver Model) introdotta con l’ultimo nato in casa Microsoft: il chipset 915 non risulta in possesso di alcune caratteristiche, giudicate fondamentali, per una corretta fruizione dell’interfaccia Aero di Vista. Tale scelta, a seguito di un’immissione nel mercato di chipset “non idonei”, significava per la Intel una totale disfatta. Cosicché, sempre da quanto si apprende dalle missive ormai pubbliche, Microsoft decise di tagliare i requisiti minimi al fine di rendere “capable” anche PC che non soddisfacevano pienamente i requisiti del nuovo sistema operativo
L’accordo tuttavia, non coinvolge solo la Intel, sebbene sia uno dei principali protagonisti, ma anche altri marchi come Sony, Dell e HP i quali, appresa la notizia, sembrano aver avuto reazioni differenti: soddisfazione per la prima, sconcerto e irritazione per le ultime due.
Unica nota stonata in casa Microsoft il former executive Jim Allchin il quale, ritenendo tale accordo una truffa verso gli utenti, ha preferito lasciare la compagnia di Redmond alla fine del gennaio 2007, immediatamente dopo il rilascio ufficiale di Windows Vista.
I documenti pubblicati sembrano comunque appesantire la posizione di Microsoft e Intel, arrivando a coinvolgere i massimi esponenti delle due aziende in una vicenda che potrebbe compromettere ulteriormente l’immagine di Vista agli occhi degli utenti.
Tale accordo viola o meno le regole sulla tutela del libero mercato e quelle del consumatore? La sentenza sul caso è attesa entro la primavera del prossimo anno.