The Sunday Times ha accusato Microsoft di aver evaso 100 milioni di sterline l’anno a partire dal 2011 nel Regno Unito, utilizzando il ben conosciuto metodo di intestare le fatture alla sua sede locale in Irlanda, paese dove le tasse sono molto più basse. L’imposta sulle società (corporation tax) in Inghilterra risulta essere del 20% contro il 12,5% dell’Irlanda. La ventilata evasione, però, sarebbe il frutto di un accordo tra la casa di Redmond ed il Governo inglese (ufficio HM Revenue & Customs cioè MHRC). Accordo, dunque, “legale” con scadenza nel 2017.
L’evasione non sarebbe, dunque, un’evasione fiscale vera e propria ma solamente un’agevolazione “legale” tenuta segreta con validità 2011-2017. Tuttavia, sebbene le parti non abbiano violato nessuna legge, il pubblico britannico sta diventando sempre più sensibile a questi stratagemmi utilizzati dalla grandi multinazionali per evitare di pagare le tasse o per ridurle sensibilmente. Proprio di recente, Facebook finì nell’occhio del ciclone in Inghilterra per lo stesso motivo ed è stato costretto a pagare le tasse in UK su tutti i guadagni generati nel paese. Anche Microsoft, dunque, finisce nel ciclone delle polemiche sul pagamento della tasse europee e visti i precedenti è difficile che la vicenda si chiuda qui anche se alla base di tutto c’è un accordo legale.
Le polemiche e le rivelazioni non hanno colpito solamente Facebook ed adesso Microsoft ma anche altri importanti player come Google ed Apple. Per esempio, Google ha dovuto versare, proprio in UK, 130 milioni di sterline al fisco di tasse arretrate. In Italia, invece, è stata Apple protagonista chiudendo la controversia con l’Agenzia delle Entrate promettendo di versare 318 milioni di euro.