Per Microsoft, il futuro dei data center è sott’acqua. Nel 2016, la casa di Redmond aveva dato il via ad un curioso progetto chiamato “Project Natick” che faceva parte di un piano di più largo respiro volto a studiare nuove forme di data center. Nello specifico, “Project Natick” si poneva l’obiettivo di sperimentare il funzionamento dei data center immersi nell’acqua per studiare il loro funzionamento e verificare se una struttura così realizzata poteva superare alcuni dei più classici problemi dei data center come il raffreddamento dei server.
Un progetto che nel corso del tempo deve aver convinto molto Microsoft tanto che Satya Nadella, al Future Decoded di Londra, ha evidenziato che il futuro dello sviluppo dei data center risiede nei server subacquei. Il CEO di Microsoft, infatti, ha evidenziato alcuni vantaggi dei data center subacquei tra cui una minore latenza poiché queste strutture possono essere più vicine alle città dei data center canonici che, invece, sono molto distanti dai centri abitati. La prima sperimentazione di “Project Natick” fu condotta al largo della costa della California dove la società aveva collocato un POD a circa 9 metri di profondità per testare la fattibilità del progetto.
Più di recente, il gigante del software aveva testato un data center subacqueo più grande al largo delle coste della Scozia. Altro vantaggio di queste infrastrutture, secondo Nadella, è la velocità con cui questi data center possono essere realizzati e messi in funzionamento. Il piccolo data center immerso al largo della Scozia ha richiesto solamente 90 giorni di lavoro contro i circa 2 anni necessari per realizzare un vero data center. Un vantaggio non da poco visto che tutte le grandi società hanno necessità di espandere le loro infrastrutture per tenere il passo con la crescente domanda del mercato di servizi legati al cloud.
Microsoft, dunque, sembra intenzionata a dare un seguito davvero concreto ai suoi data center subacquei puntando con decisione in questa direzione.