Microsoft ha rilasciato un comunicato ufficiale in cui invoca le authority antitrust affinchè si attivi l’opportuna vigilanza contro l’acquisizione di DoubleClick annunciata da Google. Questa volta non è Microsoft a detenere il controllo del mercato di riferimento e il gruppo intende così restituire alla concorrenza le accuse giunte negli ultimi anni: chi controlla la fetta maggiore del mercato della pubblicità online giochi pulito quando mette in campo i propri miliardi.
Il comunicato Microsoft non lascia spazio a fraitendimenti: «la proposta di acquisto determina varie preoccupazioni in riferimento a competizione e privacy in quanto consegna alla combinazione tra Google e DoubleClick un controllo senza precedenti nella pubblicità online e nell’accesso alle informazioni degli utenti tramite il tracciamento di ciò che fanno online. Pensiamo che questa fusione meriti un attento esame da parte delle authority al fine di assicurare un mercato della pubblicità online competitivo».
La firma è quella di Brad Smith, Consigliere Generale Microsoft. Il gruppo di Redmond è stato sconfitto a suon di rialzi nell’asta con Google per l’acquisto di DoubleClick: per Google si è trattata di una operazione per frenare le ambizioni di un pericoloso concorrente, mentre per Microsoft il tutto rappresentava una delle ultime possibilità per un recupero ragionevole del gap che separa il colosso di Gates dal motore di ricerca. L’asta si è fermata a 3.1 miliardi di dollari e Google ha festeggiato l’accordo: il contrattacco di Microsoft è però immediato e la parola passa agli organi deputati al controllo della leicità dell’operazione (prevedibilmente alla conclusione formale entro la fine dell’anno).
La risposta di Google non si fa attendere e giunge per voce di Eric Schmidt, amministratore delegato a Mountain View: «abbiamo studiato la cosa, e le loro affermazioni […] non corrispondono al vero». L’accusa Microsoft si sviluppa dunque su una duplice direzione: da una parte ci sono le preoccupazioni antitrust secondo le quali si inibisce alla concorrenza la possibilità di poter recuperare terreno su Google (in questo filone d’accusa a Microsoft si aggiungengono il peso delle accuse AOL e Yahoo); dall’altra vi sono le preoccupazioni relative alla privacy degli utenti, i quali potranno ora essere pesantemente monitorati nelle loro attività online consegnando a Google una quantità di dati tale da rilanciare gli atavici timori per la nascita di un Grande Fratello digitale.
Il filone antitrust già porta a Microsoft un primo potente alleato: AT&T ha fatto sapere tramite il Vice Presidente Jim Cicconi che «le authority antitrust dovranno tenere d’occhio questo accordo e le sue implicazioni» perchè ci potrebbero essere pericolose conseguenze a 360 gradi. Ciccone spiega esplicitamente: «Google è nella posizione di decidere chi possa vincere e chi debba perdere» e l’impegno AT&T nel mondo dell’IPTV è dunque visto messo in pericolo dal “Panopticom” che prende forma sotto le mani di Page e Brin.
L’analisi dell’accordo dovrebbe passare nelle prossime settimane sulle scrivanie del Dipartimento di Giustizia o della Federal Trade Commission, ma da Google si fa immediatamente sapere tramite il New York Times di essere pronti a tutto: «sappiamo che passeremo per un processo di controllo negli Stati Uniti e in Europa […] lungo il percorso tutte queste questioni verranno discusse e dibattute. E diamo il nostro “benvenuto” a tutto ciò».