Microsoft concede licenze gratis dei propri sistemi operativi, a patto che i computer sui quali sono installati rimangano spenti. La notizia, in apparenza, è a metà tra la bufala e il dispaccio ironico. In verità, però, trattasi di un caso particolare previsto espressamente dalla Microsoft Software Assurance. E’ dunque tutto assolutamente vero ed in vigore dal 1° Giugno 2004.
Tutto verte sulla definizione di «cold server», ovvero la categoria di macchine per le quali è espressamente previsto tale tipo di licenza a titolo gratuito. Per “cold server” Microsoft intende macchine prettamente riservate al disaster-recovery, ovvero server che entrano in azione solo nei momenti di urgenza per mettere al riparo i dati in pericolo su altre macchine. Tali server rimangono inattivi per la gran parte del tempo, e per tale motivo Microsoft concede la deroga: purchè la piattaforma utilizzata sia Microsoft, la licenza è offerta gratuitamente.
Il regolamento Microsoft in tal senso è assolutamente ferreo: le macchine preposte al disaster-recovery, e dunque candidate a trarre giovamento dalla gentile offerta del signor Gates, devono essere usate solo ed esclusivamente per lo scopo dichiarato. Nessuna applicazione non prevista deve essere depositata sulla stessa macchina, e parallelamente nessun tipo di test o lavorìo temporaneo deve occupare la stessa unità.
I modi per aggirare la licenza sono però vari, e con un po’ di fantasia sarebbe possibile escogitare non pochi espedienti per accedere all’offerta in modo truffaldino. Microsoft chiude però ogni possibile via di fuga con un dettagliato sistema di definizioni. Tutto ciò a partire proprio da “cold server“, il quale è una macchina installata e pronta alle emergenze, e per tanto normalmente spenta.
Interessante, infine, notare i casi che Microsoft identifica come “disastrosi” e dunque come motivi validi per dare il via all’accensione del server deputato: attacchi terroristici, incendi, terremoti, alluvioni, uragani, tornado, black-out. Va sottolineato come nel testo della licenza non si parli di attacchi informatici, virus, dDoS: casi, questi ultimi, ben più probabili e dunque più “disastrosi” per un’azienda interessata a mettere al riparo le proprie informazioni.