Microsoft ha pubblicato una speciale edizione del Security Intelligence Report (SIR), nel quale sono illustrati i fattori socio-economici che influenzano la sicurezza informatica in diversi paesi. Il documento, intitolato “Misurare l’impatto della politica sulla cybersicurezza globale“, non tiene conto degli aspetti tecnologici, ma del livello di istruzione dei cittadini, della diffusione di collegamenti a banda larga e, appunto, delle iniziative adottate dai governi per proteggere gli utenti dai malware.
Il report, realizzato in collaborazione con la George Washington University, è basato sulle previsioni sul numero di utenti connessi ad Internet. In base alle attuali proiezioni, entro il 2020, ci saranno oltre 4 miliardi di persone in Rete, molte delle quali sono residenti in Cina, India e Africa. Questo cambiamento, insieme alla costante evoluzione delle minacce per la sicurezza, richiederà una maggiore attenzione da parte dei governi, quando prenderanno oggi decisioni che possono avere conseguenze sul futuro.
Il report pubblicato da Microsoft illustra i fattori non tecnici che possono influenzare la qualità della sicurezza. I parametri esaminati sono l’uso delle moderne tecnologie, l’istruzione degli utenti, l’applicazione della legge e le politiche pubbliche relative al cyberspazio. Con questa metodologia è possibile costruire un modello che aiuterà a prevedere il livello della sicurezza informatica nei diversi paesi.
Analizzando i dati raccolti, Microsoft ha scoperto che le nazioni con la percentuale più bassa di infezioni da malware sono quelli che hanno aderito ai trattati internazionali, come il Council of Europe Cybercrime o il London Action Plan, e hanno stipulato accordi di cooperazione con altri paesi. Inoltre, nei paesi con il minor numero di rischi informatici, ci sono più computer pro capite, la spesa sanitaria pro-capite è più elevata, i governi sono più stabili e c’è una maggiore penetrazione della banda larga. Il 43% di questi paesi si trova in Europa occidentale.
La percentuale di infezioni è maggiore, invece, nei paesi con un tasso di criminalità più alto, basso livello di istruzione, bassa penetrazione e velocità delle connessioni a banda larga. Meno del 10% di questi paesi ha sottoscritto i trattati internazionali e la pirateria tocca una media del 68%. Il 52% delle nazioni si trova in Medio Oriente e in Africa.