Una stretta di mano, 850 milioni di dollari, e la pace tra Microsoft e IBM è cosa fatta. Si conclude così una vicenda lunga più di un decennio che se per IBM rappresenta una vittoria storica che capitalizza almeno in parte le perdite dovute ai successi mancati per causa Microsoft, per l’azienda di Redmond trattasi di un semplice pezzo di un puzzle che va poco alla volta completandosi: sfruttando un paradossale eccesso di cash che recentemente Microsoft ha identificato all’interno dei propri conti finanziari, il gruppo sta chiudendo poco alla volta pericolose vertenze legali basate quasi completamente sul comportamento commerciale del gruppo nei confronti della concorrenza.
L’accordo con IBM consiste in 775 milioni di dollari in moneta sonante ed in 75 milioni di credito per l’uso di software Microsoft da parte dell’accusa. Mettendo la parola “fine” ai rapporti legali tra i due gruppi, Microsoft pone una pietra sopra le proprie responsabilità: la vertenza insorse infatti in seguito al comportamento anti-concorrenziale (già riconosciuto a livello legale) con cui Microsoft ha spinto fuori dal mercato IBM in particolare in riferimento al sistema operativo OS/2.
Tali pratiche avrebbero avuto luogo, secondo una valutazione risalente al 1999, a partire dal 1994. Il dialogo tra i due gruppi ha evitato che si incorresse in una vera e propria denuncia, ma tra le parti vigeva l’accordo secondo cui, in caso di mancata soluzione amichevole del caso, IBM si sarebbe rivolta alla giurisprudenza. Microsoft ha evitato tale passo con la stretta di mano realizzatasi nelle ultime ore.
Per IBM il tutto è stato risolto «amichevolmente», per Microsoft «l’obiettivo è stato raggiunto». Apparentemente, tarallucci e vino. Ma per Microsoft, appena chiuso un caso, ecco aprirsene un altro: il gruppo Go intende portare alla sbarra il gruppo di Bill Gates per rivendicare alcune azioni ostruzionistiche patite negli anni ’90. Stacy Drake, portavoce Microsoft, nega ogni addebito, sia in riferimento all’oggi che in riferimento al periodo indicato dall’accusa. Frasi di circostanza da entrambe le parti e la parola passa nuovamente alla Corte.