In una giornata improntata sull’equilibrio, il Nasdaq vede una nota positiva in Microsoft: il titolo chiude in crescita del 2.2% sulla scia di una serie di notizie positive che proiettano sensazioni ottimistiche sulla chiusura del trimestre fiscale (confermando peraltro le buone sensazioni palesate dal gruppo in riferimento all’andamento delle vendite di Windows Vista).
Dagli analisti giunge infatti l’ipotesi di un margine di entrata in aumento rispetto alle previsioni indicate dal gruppo di Redmond: Microsoft ha preannunciato una chiusura sui 45/46 centesimi per azione, quota ora spostata a 47 per un totale di 14.1 miliardi di dollari di entrate. Gli investitori attendono da tempo dati consolidati su Windows Vista ed in riferimento al pacchetto Office, elementi che, seguiti a distanza dagli altri asset del gruppo, rappresentano la maggior fonte di entrata.
La sezione Xbox dovrebbe iniziare a segnare bilanci positivi a partire dal 2008 (ad oggi il gruppo vende la console in perdita), mentre la fine dell’anno 2007 dovrebbe vedere la distribuzione dell’atteso Windows Server “Longhorn”. Secondo quanto raccolto da Associated Press, Microsoft potrebbe prevedere alcune soluzioni di acquisizione per estendere ulteriormente i propri margini di crescita: l’ambito dei servizi online potrebbe essere quello maggiormente ambito, mentre tutte le sfide in ballo (contro la PlayStation, contro l’iPod o nei vari ambiti software affrontati) rappresentano a questo punto sfide cruciali per macinare ritmi di crescita superiori a quelli registrati negli ultimi tempi.
Nelle stesse ore nuove ipotesi ottimistiche sono state annunciate in riferimento al titolo Google, nuovamente in ottica di crescita dopo una salutare flessione sotto quota 500 dollari. Tra Google e Microsoft il braccio di ferro si sta concretizzando in queste ore nella sfida per l’acquisto di DoubleClick, mentre una vittoria simbolica è stata ottenuta da Microsoft nel momento in cui il Governo israeliano ha scelto Windows Live come motore di ricerca per il proprio sito web (accordo che Red Herring esalta descrivendo il tutto come una sorta di «colpo di stato»).