Così come ieri Google ha presentato Swirl, il servizio per la ricerca di immagini basata sulla similarità tra le stesse, oggi Microsoft presenta la propria risposta Pivot. Trattasi di un sistema per certi versi omologo, in grado di organizzare su di una interfaccia grafica le thumbnail di immagini raggruppate secondo vari criteri impostati dall’autore della ricerca.
Pivot è un progetto dei Microsoft Live Labs, gli stessi laboratori dai quali è scaturito il precedente Photosynth. Pivot si propone di strutturare l’organizzazione dei contenuti sulla base di affinità particolari, con l’utente alla guida dei meccanismi che debbono portare dalla scelta della collezione giusta al ritrovamento dell’immagine desiderata. Pivot è ad oggi in fase di beta test su invito, la cui autorizzazione all’accesso è pertanto soggetta al via libera del team Microsoft.
La spiegazione fornita basa l’intero progetto sull’idea delle intersezioni. Ponendo le “collezioni” come insiemi di base per le immagini, le intersezioni permetteranno in seguito di filtrare le ricerche, fino a raggiungere una sola entità rappresentante il risultato. Il team vede in questo approccio un modo per disgregare le informazioni presenti in rete, smembrandone le entità separate in cui sono organizzate e mettendo le informazioni direttamente alla portata dell’utente che intende farne uso.
Il valore aggiunto è però nell’interfaccia: selezioni rapide, filtri fatti di trascinamenti e click, il tutto a rendere quanto più intuitive possibili le operazioni. L’interazione visuale permette di manovrare gli “oggetti” con estrema rapidità, rendendo pertanto l’esperienza d’uso particolarmente efficace. Microsoft esprime particolare entusiasmo per i primi risultati ottenuti, indicando in Pivot uno degli esperimenti attuali di maggior rilievo.
Tra le informazioni disponibili per gli sviluppatori, il team Pivot ha indicato tutto quanto necessario per creare le cosiddette “collezioni“, insiemi basilari di immagini che potranno in seguito essere gestiti dal software. Quattro i passaggi necessari:
- configurare la propria collezione;
- creare un file XML descrittivo ed immagini in formato Deep Zoom;
- portare la collezione su di un server online;
- condividere la collezione segnalandola sull’apposito forum e sul proprio blog personale.
Varie collezioni sono già pronte per le prime prove, tra le quali la più complessa ed organizzata è quella dedicata ai contenuti di Wikipedia. L’utilità del tutto è ancora da dimostrare, ma la qualità dell’esperienza nel mettere in diretto contatto l’oggetto ed il soggetto della ricerca sembra poter preludere ad applicazioni specifiche per l’esplorazione di database complessi o, in prospettiva, per una integrazione con Bing.