Sono troppo rigide le misure richieste nel procedimento antitrust contro Microsoft: Steve Ballmer, CEO della software house, mette in conto l’ipotesi estrema di ritirare dal commercio Windows.
La misura quasi paradossale di Microsoft è venuta fuori durante l’audizione di Ballmer dell’8 febbraio (ma resa nota solo la scorsa settimana), in risposta alle richieste dei nove Stati americani che sostengono l’accusa di monopolio contro il colosso dei software.
Insieme all’apertura del codice sorgente di Windows, l’altro punto intorno a cui si gioca il processo contro Microsoft sono le condizioni di vendita dei pacchetti informatici. Tutta l’imputazione di monopolio ruota intorno all’idea centrale che la casa di Redmond faccia leva sul suo OS per piazzare sul mercato gli altri suoi software, penalizzando così sul nascere la concorrenza a partire dai browser.
Modulare Windows? Impossibile!
Chiamato ad esprimersi su un’ipotetica versione modulabile di Windows, in cui utenti e costruttori possano scegliere i software da installare sul proprio sistema, Steve Ballmer ha dichiarato: «non saprei materialmente come fare ad ottemperare alla proposte formulate. L’unica soluzione sarebbe ritirare Windows dal mercato».Secondo i vertici di Microsoft il problema, più che commerciale, è essenzialmente tecnico, rivelandosi materialmente impossibile fornire una versione essenziale di Windows privandolo di alcuni software come l’Internet Explorer.
A proposito è stato molto chiaro Jim Allchin, responsabile dello sviluppo Windows oltre che Vicepresidente di Microsoft. Durante la sua deposizione al processo ha ribadito, senza mezzi termini, la tesi di Microsoft sull’impercorribilità tecnica della strada per versioni modulari di Windows.
Se Microsoft si irrigidisce sulle sue posizioni pensando di abbracciare la filosofia del "mi piego ma non mi spezzo" i diretti concorrenti della casa di Redmond non si placano. Attraverso la porta dell’antitrust fioccano nuove richieste per ficcare in naso nel codice di Windows, magari apportando anche interventi sull’OS imputato di aver azzerato la concorrenza nei software.
Explorer, largo a Java
Dopo le accuse di BeOS di aver portato sul lastrico il proprio sistema operativo e le recriminazioni di Aol per aver soffocato Netscape, ora è la volta di Sun Microsystem.Il leader mondiale dei server ha chiesto formalmente al tribunale di San Jose di imporre a Microsoft l’integrazione del linguaggio Java in Windows XP e in Internet Explorer.
Per la casa di Palo Alto il rifiuto di Microsoft di usare il suo linguaggio di programmazione sarebbe solo l’ultima trovata dell’azienda dall’alto della sua posizione monopolistica per ostacolare i progetti di crescita della concorrente. Sun coglie al balzo l’occasione per regolare il conto mai chiuso per lo sfruttamento del linguaggio Java chiedendo un risarcimento da 1 miliardo di dollari, oltre all’apertura della source di Windows.
Il linguaggio della Sun è stato "espulso" dall’OS di Microsoft a gennaio del 2001, dopo tre anni di liti ed una penale di 20 milioni di dollari a carico dell’azienda di Gates accusata di aver manipolato il linguaggio Java di cui aveva acquistato i diritti di sfruttamento commerciale a tempo