Microsoft ottiene una importante vittoria legale contro Motorola Mobility, ennesima spallata del gruppo di Redmond al sistema operativo made in Google. La sentenza è firmata dal giudice Andreas Voss presso la Corte Regionale di Mannheim ed è relativa ad una violazione di brevetto che offre ora a Microsoft strada libera per agire contro il gruppo recentemente passato sotto la proprietà del team di Mountain View.
Il brevetto in questione è identificato con la sigla EP0618540 ed è relativo al file system FAT utilizzato dai device Motorola. Microsoft, così facendo, colpisce al cuore quello che è il produttore più vicino al cuore dell’esercito Android, nonché l’ultima grande azienda ancora non in accordo con Microsoft per ottenere le necessarie licenze relative alle violazioni di brevetto contestate. Microsoft oggi licenzia oltre il 70% dei terminali Android disponibili sul mercato USA, ma Motorola si è sempre opposta a qualsivoglia compromesso. Ora la ragione legale potrebbe però costringere Motorola ad un passo indietro, cosa che determinerebbe il definitivo successo Microsoft nella propria pressione legale contro il sistema operativo rivale.
Motorola non ha troppe scelte di fronte: o sigla la licenza offerta da Microsoft, oppure cambia il file system in uso (va ricordato come il brevetto sul file system FAT vada in scadenza nel 2014). Tentare la via dell’appello appare problematico (utile però a dilazionare i tempi), mentre un cambio in corsa del file system è un’operazione che potrebbe rivelarsi oltremodo ostica. Microsoft per contro potrebbe chiedere il blocco delle vendite (a fronte del pagamento di un bond di garanzia da 10 milioni di euro), la richiesta di risarcimento danni e la regolarizzazione della posizione del gruppo sconfitto.
La vicenda va inquadrata in un quadro generale estremamente complesso, nel quale Android è già sotto scacco per una dozzina di brevetti (Apple e Microsoft sembrano fare in ciò fronte comune contro Mountain View) mentre il mondo Xbox è in sospeso in attesa che si giunga a sentenza per i brevetti contestati in questo caso proprio da Motorola.