Microsoft scrive una lettera pubblica a Motorola Mobility. Il che, ovviamente, equivale a scrivere una lettera aperta a Google, proprietaria Motorola dall’agosto del 2011. Il tono è pacato e conciliante. L’inchiostro, però, è al veleno. Le firme sono quelle di Brad Smith e Horacio Gutierrez, responsabili legali del gruppo di Redmond, e l’obiettivo è quello di mettere Google con le spalle al muro. L’argomento è il solito: brevetti, licenze, proprietà intellettuali. Perché i nodi sembrano ormai essere venuti al pettine e Microsoft sembra pronta a passare all’incasso.
Microsoft, nella fattispecie, sullo slancio dell’ultima vittoria legale registrata contro Motorola Mobility, intende imporre una direzione precisa alla questione. E se si intende rendere pubblico l’approccio a cui si invita la controparte, è perché in linea teorica trattasi di un approccio pacificatore, finalizzato alla chiusura di tutte le contese. Microsoft sembra insomma mettere sul piatto qualcosa per ottenere altro in cambio, ma se Google non sarà d’accordo a questo tipo di concertazione allora Redmond è pronta a sganciare la propria armatura pesante.
Microsoft presenta a Google due principi su cui non intende negoziare. Primo, ogni accordo deve essere globale, onnicomprensivo, finalizzato alla chiusura delle questioni pendenti. Microsoft, insomma, cerca una pace duratura ed intende porre questo tipo di obiettivo a capo di ogni discussione. Secondo, ogni accordo deve essere basato su valutazioni oggettive serie, ed il riferimento allo standard H.264 è esplicito: Motorola non può pretendere per i propri brevetti somme sproporzionate rispetto a quanto preteso da altri gruppi parimenti proprietari di brevetti propri di altri standard.
Ed infine l’invito ultimo che mette letteralmente Google di fronte ad un bivio:
Con i suoi telefoni ed i suoi tablet bloccati negli Stati Uniti ed in Germania, Google non può più continuare a dubitare sulla rilevanza del portfolio brevetti Microsoft all’interno dei prodotti Motorola. Google deve scegliere: può intraprendere discussioni serie per cercare una pace sui brevetti, o perseverare con le sue tattiche diversive. Speriamo scelga la prima opzione.
Il che può sembrare conciliante, ma lo è soltanto in misura strumentale. E può sembrare nella forma un invito, ma nella sostanza è in realtà un ultimatum.