Da diversi anni Microsoft compete con Oracle per cercare di guadagnare quote di mercato nel settore dei DBMS. L’azienda di Redmond ha deciso ora di appoggiare la rivale di sempre nello scontro legale contro Google, mettendo in pratica il detto «il nemico del mio nemico è mio amico». Gli avvocati di Microsoft hanno infatti presentato presso la Corte di Appello Federale degli Stati Uniti un documento in supporto di Oracle.
Lo scontro in tribunale tra Oracle e Google ha avuto inizio nel mese di agosto 2010. Secondo Oracle, l’azienda di Mountain View avrebbe usato 37 API Java all’interno di Android senza permesso, violando quindi la normativa sul diritto d’autore. Google sosteneva invece che le API possono essere utilizzate da tutti, in quanto il linguaggio di programmazione è gratuito.
A maggio 2012, il giudice della Corte Distrettuale della California ha emesso la sentenza di primo grado: Google non deve pagare nulla ad Oracle perché non è stato violato nessun brevetto.
Dato che il verdetto della giuria popolare non è stato unanime, Oracle aveva chiesto un nuovo processo e la presentazione di nuove prove. Il giudice ha negato questa possibilità, per cui l’azienda guidata da Larry J. Ellison ha deciso di ricorrere in appello, dove avrà appunto l’appoggio di Microsoft che ha presentato un documento in cui si dichiara “amicus curiae“. Con questo termine giuridico (“amico della corte”) viene indicata una parte che, nonostante non sia direttamente coinvolta nella controversia legale, può fornire utili informazioni per aiutare la corte a decidere (in questo caso, a favore di Oracle).
Microsoft ha ottenuto diverse vittorie “indirette” contro Google, convincendo molti produttori di tablet e smartphone Android al pagamento delle royalty, dovute per l’uso delle sue proprietà intellettuali nel sistema operativo. Al momento non è chiaro il motivo che ha spinto Microsoft ad appoggiare Oracle. Per conoscere maggiori dettagli bisognerà aspettare l’inizio del processo di appello.