L’acquisizione di Skype da parte del gruppo Microsoft sembra essere oramai cosa fatta, anche grazie all’approvazione da parte dell’Unione Europea ed il nullaosta delle autorità antitrust. A mettere i bastoni tra le ruote, però, potrebbe essere Cisco Systems, che come promesso già alcuni mesi fa ha chiesto alle autorità competenti di rivedere i termini dell’affare in quanto il tutto potrebbe avere come conseguenza un futuro per il settore delle comunicazioni audio/video caratterizzato dalla mancanza di interoperabilità.
Nodo principale della questione è la mancanza di volontà da parte di Microsoft di fornire maggiore apertura verso servizi esterni: Skype ha fino ad oggi utilizzato un protocollo proprietario incompatibile con quelli di altre società ed una volta terminata l’acquisizione da parte del gruppo di Redmond sembrerebbe essere destinato a rimanere tale. L’unica possibile integrazione che potrebbe avvenire riguarda Lync, strumento realizzato dalla stessa Microsoft per il mondo aziendale, mentre non vi sarebbero possibilità di interazione con servizi offerti da terzi.
Il che, per Cisco System, potrebbe preludere a momenti difficili. Di qui l’acredine, la denuncia e lo sforzo legale al fine di tutelare l’impero fin qui costruito da Cisco soprattutto in ambito aziendale.
Il gruppo fondato da Bill Gates, insomma, si ritroverebbe tra le mani una delle piattaforme VoIP più utilizzate al mondo, con circa 700 milioni di utenti in tutto il mondo, oltre che il sistema operativo più diffuso a livello planetario, detenendo circa il 90% del totale. Il matrimonio tra Microsoft e Skype, dunque, rischierebbe di diventare un serio pericolo per le altre aziende attive nel settore, motivo per cui Cisco Systems, affiancata dall’italiana Messagenet (già in passato dichiaratasi contraria all’affare) ha depositato presso l’Unione Europea nuovi documenti in cui chiede di rivedere la decisione presa nel corso del mese di ottobre del 2011.
Fine ultimo di Cisco non sarebbe quello di bloccare completamente l’acquisizione, bensì quello di convincere l’UE a rivedere i termini dell’accordo, imponendo a Microsoft di garantire maggiore apertura verso gli strumenti per la comunicazione online sviluppati da terzi. Cisco, insomma, vuole impedire che l’acquisizione diventi la base sulla quale costruire un muro di cemento con il quale ostacolare le altre aziende attive nel campo del VoIP, creando una sorta di giardino targato Redmond al quale soltanto gli utenti Skype potranno avere accesso.