Microsoft si schiera contro la decisione dell’amministrazione Trump di abrogare il piano Dreamers voluto dall’amministrazione Obama. Il gigante del software ha fatto sapere, infatti, di voler coprire personalmente le spese legali per tutti i suoi dipendenti protetti dal piano Dreamers che rischieranno la deportazione. L’annuncio è stato fatto direttamente da Brad Smith, contestualmente alla condanna della scelta del Governo americano che la casa di Redmond ha giudicato “un passo indietro per tutto il nostro Paese”.
Smith afferma che Microsoft impiega 39 persone che sono protette dal DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) e che se saranno trascinate in tribunale la società sarà al loro fianco. Il gigante del software lavorerà, inoltre, assieme con le altre aziende per difendere vigorosamente i diritti legali di tutti i “Dreamers”. Smith chiede al Congresso di trovare entro 6 mesi una soluzione, attribuendo a questo problema una priorità superiore al processo di riforma fiscale visto che il problema tocca oltre 800 mila persone. Microsoft, comunque, si sta preparando nel caso il Congresso non ponga in essere alcuna soluzione.
Il piano Dreamers (sognatori in italiano) è in vigore dal 2012, ed è stato voluto, come detto, da Obama. Il nome originale è, in realtà, DACA, ma si usa comunemente il termine Dreamers in quanto richiama il contenuto del provvedimento. L’amministrazione Obama, infatti, aveva voluto salvaguardare i bambini portati in America irregolarmente dai genitori. Bambini che nel frattempo sono cresciuti, hanno studiato in America e lavorano in molte aziende del paese. Persone, dunque, che incarnano il sogno americano.
Il piano prevede permessi biennali che se scadranno entro il prossimo 5 marzo potranno essere rinnovati per un’ultima volta entro il 5 ottobre. Tuttavia, non saranno accettate nuove domande di legalizzazione.
Tutti questi bambini, alcuni dei quali oggi cresciuti, rischiano, dunque, di essere deportati forzatamente nei loro paesi di origine con i quali, però, spesso non hanno più alcun legame.
Una scelta contestata da più parti ed in particolar modo dai big della tecnologia. Oltre a Microsoft, infatti, anche Apple e Disney si sono scagliate contro la scelta del Governo.
In particolare, Mark Zuckerberg, CEO e fondatore di Facebook, è intervenuto molto duramente contro la decisione di Trump, definendo profondamente sbagliata la scelta di cancellare il DACA.
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La palla, comunque, passa ora al Congresso che avrà il compito di trovare una soluzione per questi cittadini che rischiano di essere espulsi da una casa che ritenevano loro.