Amazon ha lanciato l’offensiva, Google si è mosso sulla difensiva e Microsoft non ha perso tempo a controreplicare giocando con Azure la medesima moneta: nel giro di una settimana tre tra i maggiori attori del mondo del cloud computing hanno tagliato in modo consistente il costo dei propri servizi, evidenziando quanto il costo sia oggi ancora la discriminante principale per questo tipo di offerte.
Microsoft ha suddiviso i tagli in tre parti: innanzitutto il costo di Windows Azure Storage pay-as-you-go passa da 0.14 a 0.125 con un taglio del 12%; inoltre sei mesi di Windows Azure Storage scendono in formula unica del 14%; infine Windows Azure Extra Small Compute subisce un taglio del 50% (da 0.4 a 0.2 dollari). Tagli sostanziali insomma, sulla falsa riga di quanto già posto in essere dalla concorrenza. «Con questi cambiamenti», spiega Microsoft, «una istanza Extra Small Compute con database SQL Azure da 100MB costa meno di 20 dollari al mese».
A questo livello di costo, però, Microsoft intende iniziare a postare il focus su altre priorità che non siano soltanto relative ad una guerra dei prezzi. Microsoft sottolinea ad esempio le virtù della geo-replicazione dei dati, un elemento in grado di offrire una maggiore sicurezza e che la concorrenza non è in grado di porre in essere. Quando il prezzo scende ed inizia ad assestarsi su standard precisi, insomma, la qualità inizia a diventare una determinante discriminante di scelta: a quel punto dell’evoluzione del settore Microsoft spera di poter imporre Azure grazie al lavoro compiuto in questi anni per differenziare la propria offerta in termini di stabilità e performance.
Ma non ora: in questa fase un taglio del prezzo è fondamentale per non perdere il treno del cloud e le stilettate provenienti da Amazon necessitano della repentina risposta da parte dei competitor.