Un nuovo tipo di sistema di profilazione degli utenti unito alla proposta di una nuova tecnologia per l’identificazione dei singoli navigatori, entrambe provenienti dall’orbita Microsoft, stanno scatenando le polemiche anti-monopolistiche di chi vede nello strapotere dell’azienda di Redmond una costante minaccia alla privacy. Le tecnologie in questione sono state sviluppate parallelamente e secondo percorsi che non hanno a che vedere nulla l’uno con l’altro, tuttavia il fatto che entrambe appartengano alla medesima azienda è stato sufficiente a far pensare ad una strategia unica.
La prima delle due tecnologie è stata presentata la settimana scorsa al World Wide Web 2007 tenuto in Canada da Jiang Hu, un ricercato dei Microsoft Research Lab di Pechino, il quale sostiene di aver messo a punto un nuovo tipo di cookie in grado di comprendere con un ragionevole margine d’errore alcuni dati riguardo gli utenti del pc sul quale è installato. Tutto sarebbe possibile analizzando la navigazione (e quindi anche la cronologia e la memoria cache) e confrontandola con i comportamenti d’uso standard dei navigatori (come il fatto che le donne sono più propense degli uomini ad andare su siti di carattere religioso o a cercare informazioni di carattere medico). Incrociando centinaia di dati e rilevazioni simili il cookie di nuova generazione sarebbe in grado di capire con sicurezza età e sesso del navigatore. Al momento inoltre Hu ha dichiarato di stare lavorando anche alla possibilità di intuire altri dati come lingua e località di residenza.
Dall’altra parte c’è Kim Cameron che ha lavorato lungamente ad un modello di identificazione unica dell’utente su internet che potrebbe rivoluzionare il modo in cui navighiamo. Ora in forza alla Microsoft (che si è rifiutata di aderire alla Liberty Alliance, un’alleanza di molti produttori che ha il medesimo scopo, perchè l’ha ritenuta non congruente con i propri obiettivi) Cameron lavora al miglioramento di un sistema di ID Card (già presente in Vista) utile a garantire inequivocabilmente l’identità delle persone nelle interazioni con siti e con altri utenti. Trattasi di un sistema che parte da dove è al momento arrivata la tecnologia Passport, anch’essa di orbita Microsoft: come spiega Cameron a The Inquirer, «[Passport] è molto più semplice, è un posto unico dove assegnare ad un utente un’identità […] Non ha la qualità di fare parte di un più complesso e ampio sistema di identificazione».
È stato Slashdot per primo a sottolineare come queste due tecnologie possano, combinate insieme e nelle mani del più importante produttore di software del mondo, essere una seria minaccia per la privacy di tutti gli utenti del mondo che vogliono navigare anonimamente.