La reazione Microsoft alla condanna giunta dal vecchio continente è quantomeno composta. Brad Smith, colui il quale ha dovuto gestire la patata bollente della comunicazione pubblica post-sentenza, ha candidamente ammesso il disappunto del gruppo relativamente alle conclusioni tratte dal Tribunale di Primo Grado, ma al tempo stesso ha lasciato intendere come ora il gruppo voglia rendere evidente il fatto che una nuova era è già iniziata.
«[…] possiamo iniziare una nuova relazione con l’Unione Europea»: parole di Smith, il quale nega di avere già qualcosa da riferire relativamente alla possibilità di un nuovo appello prendendosi così tutto il tempo per analizzare il lungo dispositivo di sentenza pubblicato (Microsoft, infatti, avrà ora 2 mesi di tempo per capire nel merito quanto stabilito, dopodichè potrebbe ricorrere nuovamente in appello o cercare nuovi accordi con le istituzioni UE). Smith ringrazia inoltre gli organi impegnati nell’indagine per lo scrupoloso impegno dimostrato e per l’oggettività mantenuta.
Emerge, nel contempo, un retroscena: Mario Monti, colui il quale ha a suo tempo formalizzato la maxi-multa al gruppo statunitense, ricorda oggi come fu possibile una chiusura del caso tramite accordo extra-giudiziario. «Sebbene fossi molto tentato, non accettai l’accordo propostomi dal signor Ballmer» dichiara oggi Monti ai microfoni Reuters descrivendo tale possibilità come «un modo carino per venirne fuori, molto meno rischioso per la Commissione»: la via intrapresa ha un profondo valore giudiziario, creando un paletto da cui il futuro non potrà prescindere.
Sulla stessa scia, sotto questo specifico punto di vista, è Brad Smith il quale non perde occasione per chiamare la commissione Europea alle sue nuove responsabilità: Apple domina il mercato della musica digitale (70%), Google domina la ricerca online (90%), IBM controlla il mercato dei server mainframe. In Europa si concentra dunque ora il potere della guerra alle posizioni di monopolio, ma Microsoft non vuole essere il capro espiatorio unico. Il gruppo di Redmond, inoltre, ricorda come nel tempo tutto cambi e la situazione del mercato si sia profondamente modificata rispetto a quando le indagini sono iniziate ormai un decennio fa.
Brad Smith è contento che si sia fatta chiarezza su alcuni punti, ma la sentenza non viene accettata di buon grado. Difficile, dunque, capire quale passo il gruppo intenda compiere ora dopo le dichiarazioni di circostanza. Il titolo, nel frattempo, come previsto dribbla il tracollo e si ferma a -1.08% in una giornata relativamente difficile per i titoli tecnologici.