Per radicare maggiormente nell’utenza le proprie convinzioni cirfca il mondo open source, Microsoft intraprende un vero e proprio tour (date: Edimburgo, 17 Giugno; Manchester, 29 Giugno; Newport, 7 Luglio). Con «Get the Facts» Microsoft propone di andare ai fatti, alle cifre, alla realtà del mercato per soverchiare i miti che creano la forte aura protettiva del mondo open.
Microsoft non è più caro di Linux e soprattutto Linux non è gratis. Questo il punto focale di tutto lo sforzo comunicativo dell’azienda di Redmond, la quale si fa supportare dai dati di varie ricerche statistiche per portare avanti le proprie tesi. In tal senso l’azienda di Gates si appoggia ai dati Forrester sottolineando come i costi di Linux, nonostante il vantaggio economico legato all’acquisto iniziale, sono dal 5 al 20% maggiori rispetto al dirimpettaio Microsoft.
Altri punti nei quali Microsoft getta sassi contro Linux sono la sicurezza (ove si tenta di dimostrare che anche il pinguino ha tutti i suoi problemi) ed i costi di assistenza e supporto (del tutto identici, secondo i dati BearingPoint tra Microsoft, SuSe e Red Hat).
Il riassunto dell’idea che Microsoft intende chiarire è tutta nelle parole di Philip Dawson, analista Meta Group: « [Linux] è un componente gratis: non è una piattaforma gratis, non è un servizio gratis, ma è un componente gratis»: per questa difficoltà nel colpire il più grande mito che supporta Linux, in casa Microsoft si è parlato di “Jihad” facendo riferimento alla battaglia che la comunità open porta avanti contro il «grande monopolista». L’obiettivo Microsoft è dunque evidente: spostare il dibattito alla realtà dei fatti, evitando quel pericoloso scontro ideologico (se non “religioso”) che tutto il versante open source oppone al rivale.