Nel campus Microsoft di Redmond ogni giorno vengono serviti 40.000 pasti, circa 10 milioni in un anno, all’interno dei 109 edifici disposti su un’area pari a 600 acri. Ne deriva l’esigenza di trovare un modo per rendere anche questo aspetto smart, sostenibile, intelligente. È nato così il progetto di Urban Farming, con l’obiettivo di sfruttare le competenze tecnologiche a disposizione del gruppo per la coltivazione di alimenti da servire direttamente all’interno dell’area.
Il Km zero di Microsoft
Una sorta di chilometro zero hi-tech, se così lo si vuole definire. Ne ha parlato Mark Freeman (Senior Manager e Global Dining Services di Microsoft), nel corso di un incontro andato in scena a Milano, sulla terrazza del padiglione USA presso Expo 2015. L’iniziativa parte da un presupposto imprescindibile, ovvero che il cibo, oltre ad essere buono, deve anche far bene: a chi lo mangia, a chi lo produce e all’ambiente in cui viene coltivato. Per questo motivo da tempo l’azienda si rifornisce da coltivatori della zona, sostenendo l’economia locale ed evitando tutte le ripercussioni negative che derivano dall’impiego di alimenti provenienti da lontano: l’inquinamento generato dal trasporto e l’energia consumata nel processo di conservazione in primis.
Attraverso la cultura idroponica all’interno del campus, Microsoft ha dunque dato vita ad un tipo di coltivazione sostenibile ed efficiente, riducendo al tempo stesso il volume degli scarti. Verdure e insalate sono due dei cibi prodotti in questo modo, all’interno di angoli creati ad hoc o nelle cosiddette Greenhouses, con una particolare attenzione al design e all’integrazione nell’architettura circostante.
L’acqua, un bene prezioso
Un’attenta gestione dell’acqua, bene prezioso e troppo spesso abusato, è essenziale per la sostenibilità del progetto. Ecco perché l’azienda ha scelto di impiegare quelle che vengono definite green tower per la coltivazione, una sorta di “orto verticale 2.0” racchiuso all’interno di torri in plexiglas, in cui l’acqua raccolta sul fondo non viene gettata ma recuperata e riutilizzata, limitandone al massimo lo spreco. L’altezza delle torri varia da 1,5 a 3,6 metri, a seconda del prodotto coltivato. Anche tutto ciò che riguarda l’illuminazione, essenziale per la crescita delle piante, non è lasciata al caso: sono utilizzate lampade che consumano fino al 40% in meno di energia rispetto alle alogene tradizionali.
L’approccio adottato da Microsoft nella gestione del cibo può essere sintetizzato con quanto detto da Freeman durante l’incontro ad Expo 2015: è possibile ottimizzare tutto ciò che riguarda l’alimentazione come si fa con il software, attraverso un’intensa e attenta fase di test finalizzata a rendere poi un’innovazione disponibile per tutti. La tecnologia entra nel processo non solo nella fase di produzione, ad esempio controllando lo stato delle Greenhouses mediante un apposito software, ma anche per quanto riguarda la distribuzione: nel campus non si paga in contanti, ma solo con carta di credito o sfruttando le funzionalità wireless dei dispositivi mobile, in modo semplice, veloce e immediato.
Il futuro del cibo è smart
Per il futuro il gruppo ha intenzione di mettere in campo nuove iniziative, come la creazione di quello che può essere definito una sorta di ecosistema autosufficiente, a 360 gradi ed eco-friendly, in cui ridurre a zero gli sprechi coltivando frutta e funghi i cui scarti potranno essere poi utilizzati per nutrire particolari tipologie di pesci. È previsto anche il coinvolgimento di angoli architettonici come i tetti dei garage, che potranno essere sfruttati per aumentare e diversificare ulteriormente la produzione. Nell’ambito di Expo 2015, in definitiva, Microsoft ha dimostrato come un approccio smart alla gestione del cibo possa realmente avere un impatto positivo non solo su una singolo contesto, ma di conseguenza anche sull’ambiente e sulle realtà che lo circondano.