Microsoft intende sfidare Google sul piano della privacy. Il concetto è chiaro ormai da tempo e l’obiettivo sembra essere quello di forzare una considerazione nuova del concetto, sensibilizzando l’utenza affinché tuteli maggiormente i propri dati non soltanto liberandone l’uso (così come promosso ed auspicato da Google), ma anche nutrendo maggior consapevolezza circa l’uso che dei dati vien fatto. Il fine ultimo è quello di scardinare il sistema Google per ottenerne vantaggi in ogni ambito: da Bing al cloud, passando per Hotmail ed Internet Explorer.
Il dito di Redmond è puntato primariamente contro Gmail. Tim O’Brien, Microsoft senior director of platform strategy, ha infatti voluto sottolineare come per specifica scelta il servizio Hotmail garantisce massima segretezza dei contenuti delle email gestite, qualcosa che Google invece nega per fini pubblicitari. O’Brien, infatti, ricorda come ogni mail gestita con Gmail sia passata al vaglio per rendere più appetibile l’advertising e più remunerativo il servizio (qualcosa contro cui in passato si è scagliata anche la critica della Electronic Frontier Foundation). Google si è sempre difesa ricordando che lo scanning è un processo automatico, che non coinvolge alcun occhio umano e che è del tutto paragonabile ai controlli per la rimozione di malware e spam. Ma l’attacco di O’Brien è diretto: Hotmail non controlla alcun testo per finalità di advertising ed i dati in possesso del servizio sono pertanto unicamente quelli consegnati dall’utente.
Microsoft usa Gmail come capro espiatorio, ma estende il concetto all’intero cloud computing. Microsoft vi sta investendo sostanziali risorse, vi sta depositando il proprio futuro e, ricorda, opera sul campo specifico già da almeno 15 anni. Ora che il momento della traslazione è vicino il gruppo ha in mano Hotmail e Azure, oltre ad altri progetti basati su simile architettura, attorno al quale intende edificare la giusta sensibilità in seno all’utenza.
La conferenza SaaSCon 2010 è l’occasione per ricordare come il cloud computing implichi un livello di fiducia da parte degli utenti «senza precedenti». L’affidabilità del servizio e la massima garanzia di tutela dei dati è ciò che farà la differenza ed in tal senso Microsoft vuol spingere al massimo l’acceleratore: per il privato così come per il business, i dati personali sono il valore che il cloud gestisce e smercia.
La critica Microsoft viaggia pertanto sul filo sottile che divide l’etica e la tecnologia: l’una al servizio dell’altra e viceversa, entrambe al servizio degli utenti. Ma in tal senso, ricorda ComputerWorld, lo sforzo Microsoft non sarà semplice: Google è uscito a testa alta dalla Cina con in mano la bandiera della libertà, dunque ogni sforzo odierno per mettere la battaglia sul piano dell’etica è destinato a non restituire frutti immediati. Quel che Microsoft sembra voler porre, però, è un tarlo: qualcosa che possa restituire i propri risultati nel lungo periodo, poco alla volta, minando la fiducia che Google si è coltivata in anni di servizio quotidiano a centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo.