Comincia, per Bill Gates e Michael Robertson, la campagna di Canada: autentico crocevia per il futuro degli equilibri tra i due poli, il Canada rappresenta infatti una dislocazione strategica per Lindows (dove gode di ottima salute) e dunque un piatto molto appetibile per Microsoft.
Punto fermo della disputa è l’uso dei nomi “Lindows”, “Lindows.com” e “LindowsOS”, giudicati da Redmond troppo simili a “Windows”. La prima cocente sconfitta è giunta negli stessi USA da cui la Microsoft proviene: la Corte ha giudicato “Windows” una parola d’uso comune per la quale è impossibile costituire un’eccessiva tutela legale a livello di trademark.
Miglior sorte Microsoft l’ha trovata in Europa dove in vari paesi (ad esempio Finlandia, Svezia, Belgio, Olanda e Lussemburgo) Lindows è stata costretta a cambiare il proprio nome in “Lin—s” (dicasi “Lindash”). L’azienda sotto accusa vede nella battaglia legale il semplice tentativo di difendere un monopolio acquisito dall’ascesa dei rampolli di casa Linux. Ora comunque la battaglia (iniziata nel 2001) andrà avanti nazione per nazione e Microsoft tenterà di far valere le proprie ragioni di fronte ai singoli organi di giustizia.
Il caso specifico del Canada sembra favorire le teorie difensive di casa Lindows: in Canada come negli Stati Uniti, infatti, la parola “Windows” è effettivamente di uso comune e le tutele invocate da Microsoft perdono di significato. Altrove, ove la parola “Windows” è importata e rappresenta in tutto e per tutto un marchio, la giustizia ha preferito porre la ragione dalla parte dell’accusa, imponendo a Lindows il cambiamento del nome e la dismissione coatta dell’uso del precedente marchio sotto ogni tipo di applicazione.