I ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) hanno annunciato un’interessante scoperta che permetterà di migliorare la qualità dei sensori utilizzati nelle fotocamere e, in generale, può avere importanti implicazioni per i dispositivi elettronici e optoelettronici realizzati con materiali bidimensionali. La chiave della ricerca sono i “nano-terremoti” provocati dalle onde acustiche che colpiscono la superficie dei materiali, modificando le loro proprietà elettroniche.
Il termine “nano-terremoti” non è riferito ai reali terremoti, ma al mondo in cui le onde acustiche superficiali si propagano attraverso i materiali. Queste onde possono essere paragonate alle increspature create sulla superficie dell’acqua. Gli scienziati australiani sono però riusciti a controllare la loro direzione e intensità. Negli esperimenti è stato usato il disolfuro di molibdeno, un materiale “quasi 2D” che funziona come un semiconduttore. Applicando le onde sonore, si generano nano-terremoti che trascinano gli elettroni lungo il loro percorso, provocando una variazione della fotoluminescenza del materiale.
Le onde acustiche non cambiano la composizione e la struttura del materiale, ma solo la sua conduttanza elettrica, quando il sistema è attivo. Rimuovendo le onde, il materiale ritorna al suo stato ottico originale. La tecnologia potrebbe trovare impiego in diversi settori. Secondo i ricercatori sarebbe possibile creare celle solari più efficienti o smart windows.
Utilizzando un materiale 2D per i sensori delle fotocamere, si potrebbe aumentare la sensibilità in presenza di scarsa illuminazione, attraverso l’uso di onde sonore nel modulo delle fotocamere.