La settimana scorsa la Triennale di Milano ha ospitato il primo Minibar italiano, una versione ridotta dei fortunatissimi BarCamp, una rete di conferenze aperte i cui contenuti vengono proposti dai partecipanti stessi.
Il progetto delle non conferenze collaborative nasce nel Regno Unito come risposta ai Foo camp, una riunione di hacker senza un programma predefinito.
In Italia l’idea è il frutto del Social Media Lab, una serie di incontri promossi dalla IULM sul tema del business nel web 2.0.
Il Minibar si è rivelato un’occasione di visibilità per le realtà imprenditoriali più interessanti del settore informatico italiano che hanno deciso di investire negli scenari del social network.
Il format studiato per l’evento milanese ha previsto una presentazione di 6 minuti per rispondere a due domande: la reason why del prodotto e qual è il business model che rende l’iniziativa sostenibile.
Le protagoniste della sala sono state dieci start-up italiane che si sono contraddistinte per creatività e innovazione, due rare peculiarità nel panorama dell’imprenditoria nostrana.
Tra le iniziative presentate meritano una nota d’approfondimento le seguenti:
- BootB e Zoopa: due siti Internet dedicati a gare creative via web che consentono ai loro clienti di pubblicare i brief (richieste scritte) dando la possibilità ai creativi in tutto il mondo di pubblicare online le loro proposte;
- Myrl: un social network per i mondi virtuali in cui è possibile conoscere lo status dei vari avatar simultaneamente;
- Kiara: un servizio online destinato alle piccole e medie imprese che offre la gestione della parte amministrativa, gratuito per alcune categorie di imprenditori.
Nonostante le polemiche dei blogger sul fatto che non ci siano poi molte società ad investire sulle venture capitalist, le idee presentate al Minibar rappresentano una scommessa che si affaccia nel panorama europeo con un po’ di ritardo e dunque per questo con grande coraggio.