Su Marte si infittisce il mistero: la sonda ExoMars non è riuscita a trovare il metano rilevato sia da un’altra sonda europea, cioè Mars Express, che da Curiosity della NASA, nel 2013. I risultati scientifici degli ultimi dati, a cui hanno dato il contributo anche gli italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), sono stati pubblicati su due articoli su Nature.
Si tratta dei dati della sonda Trace Gas Orbiter (Tgo), che fa parte della missione ExoMars dell’ESA, Agenzia Spaziale Europea. Questa sonda ha raggiunto Marte nel 2016, per posizionarsi dopo un anno nella giusta orbita a 400 chilometri dalla superficie del pianeta rosso. Gli scienziati dicono che la differenza dei dati sulla rilevazione del metano è solo apparente, dato che nell’atmosfera di Marte non si rileva metano e Mars Express lo ha fatto solo una volta. Ecco cosa hanno detto Giuseppe Etiope e Giancarlo Bellucci dell’Ingv all’Ansa:
Nell’atmosfera di Marte normalmente non si rileva metano e Mars Express lo ha rilevato solo una volta. Il metano potrebbe essere prodotto all’interno del pianeta e la sua fuoriuscita nell’atmosfera avviene solo in certe zone, dove esistono faglie. Questo spiegherebbe in parte le variazioni di metano rilevate finora. Rimane però il problema del meccanismo di rimozione rapida del gas dall’atmosfera.
Nello specifico, la presenza del gas metano era stata individuata sulla base dei dati inviati dalla sonda Mars Express dell’ESA proprio dal gruppo di scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), coordinato da Marco Giuranna. Il punto specifico della “traccia” di gas è stata rilevata nei pressi del cratere Gale, proprio lo stesso punto dove, nel 2013, anche il rover Curiosity della NASA trovò tracce di metano.
Ora il rilevamento dell’assenza del metano da parte di Tgo potrebbe portare a ipotizzare un processo ancora sconosciuto che elimina molto velocemente questo gas dall’atmosfera, emesso dal sottosuolo. Le ipotesi sono diverse, tra cui anche l’assorbimento del metano da parte delle particelle di sabbia, ma in futuro si studierà anche la possibilità di un’origine organica.