Quella del titolo non è una battuta. Quante aziende che fanno e-commerce si preoccupano di misurare l’attività del sito in modo tale da capire quanti “tentati acquisti” si sono tradotti in richieste di maggiori informazioni, che a loro volta hanno portato ad un acquisto in loco?
Vi racconto una storiella per contestualizzare e poi passo alla domanda finale:
Qualche giorno fa ho cercato un navigatore satellitare per l’imminente viaggio in Australia. Cerca di qua e cerca di là, mi sono accorto che per acquistare navigatore, mappe australiane e scheda aggiuntiva avrei speso una cifra esorbitante. Ho quindi deciso di acquistare il navigatore in Italia (visitando prima un buon numero di siti web di e-commerce, ma effettuando l’acquisto in negozio) e le mappe con SD card aggiuntiva in Australia, contattando il titolare di un negozio vicino all’aeroporto di Brisbane. Anche in questo caso, a fronte di una ricerca online, la transazione verrà tradotta e finalizzata offline.
In entrambi i casi descritti, due acquisti che definirei “potenzialmente finalizzati online” si tradurranno, all’atto pratico contabile, in due acquisti effettuati direttamente in negozio.
Chi lo spiega ai titolari che le rendite sono attribuibili all’agenzia (se esiste) che ha permesso ai loro siti di essere trovati, e che quindi a fine anno non dovranno adirarsi perchè l’e-commerce puro ha reso pochissimo? Vi è mai capitato di gestire una situazione simile?