Sarebbe cosa colpevolmente superficiale pensare che l’avvento della mobilità elettrica non impatti sul mercato dell’automotive in modo radicale, con una potenza rivoluzionaria. L’avvento dell’elettrico, infatti, non è soltanto un cambio di motorizzazione: c’è molto di più, poiché a cambiare è la base prima di tutta l’industria.
Le auto elettriche già ci sono, ma quel che manca è il sistema integrato che dovrà renderle fenomeno di massa. Questione di pochi anni, probabilmente: tutti i tasselli stanno andando al loro posto e poco alla volta (ma in modo retrospettivo il tutto avrà la velocità di un fulmineo ribaltamento di campo) la società si troverà a misurarsi in modo nuovo con la mobilità.
Silenzio ed esperienza
Il motore elettrico è molto più silenzioso delle motorizzazioni tradizionali. A cambiare è la fisica della propulsione, il che ha una conseguenza diretta sul veicolo: minori vibrazioni e meno decibel. Il che si tramuta direttamente in una esperienza di guida molto più rilassata ed ovattata, un salto di qualità fondamentale per chi da sempre è abituato alle vetture tradizionali (nonostante i forti passi in avanti compiuti proprio per ridurre rumori e vibrazioni emessi).
Dal 2013, addirittura, il Parlamento Europeo discute su due interventi uguali e opposti: da una parte le istituzioni del vecchio continente vorrebbero ridurre la rumorosità dei veicoli con carburanti tradizionali, così da impattare fortemente sul rumore del traffico nelle zone di maggior congestione; per contro, le medesime istituzioni chiedono che le auto elettriche possano fare più rumore di quanto non facciano ad oggi, perché il loro estremo silenzio potrebbe rivelarsi pericoloso per i pedoni.
Da questo punto di vista sarà infatti necessario un cambio di forma mentis che richiederà non pochi anni. Generazioni di pedoni, infatti, sono state abituate a combinare gli stimoli ottici a quelli sonori per valutare la presenza o la distanza di un veicolo: grazie a vista e udito si sceglie se attraversare la strada ed a quale velocità. Nel momento in cui la sensazione sonora viene meno, il pericolo di un attraversamento pedonale si fa pertanto più elevato. Difficilmente si può chiedere al pedone attenzione ulteriore: la mente è formattata in un certo modo e non la si può riprogrammare in automatico. Quel che si può fare è invece un dirottamento ancor più radicale delle responsabilità di cautela sui veicoli e sui guidatori, rendendo così sempre più importante la tecnologia di bordo che monitora lo scenario circostante ed attiva frenate in automatico qualora il pilota non abbia ravvisato in tempo l’insorgere di un pericolo imminente. Il possesso o l’accesso ad un’auto intelligente e sicura diventa pertanto valore essenziale.
Ecologia e percezione
Nell’immaginario collettivo del futuro sparirà la marmitta. L’elemento che ha raccolto nei decenni gli strali peggiori, svanisce. Quel che è stato il simbolo dell’inquinamento atmosferico e delle polveri sottili, al centro delle inquadrature televisive durante i massicci esodi estivi, scompare. Il design delle auto potrà dunque evitare l’onere di nascondere uno degli aspetti più problematici dell’automotive del passato, perché grazie all’elettrico non c’è bisogno di scaricare fumi nell’ambiente.
Non c’è soltanto un fattore concreto legato alla sostenibilità, quindi: c’è anche e soprattutto una percezione forte di un modo nuovo di intendere gli spostamenti. Le auto del futuro, per il solo fatto di essere svoltate sull’elettrico, cambieranno di segno: da simbolo dell’industrializzazione del ‘900 a simbolo della sostenibilità nel nuovo millennio, riposizionandosi sempre e comunque al centro dell’immaginario collettivo. Non può essere altrimenti: l’auto era e rimarrà il motore degli spostamenti, fulcro dei progetti di mobilità dell’individuo. Anche all’interno di una ricetta intermodale, l’auto rimarrà beneficio primo per chi deve avvicinarsi ad una destinazione nel modo più comodo e rapido possibile: se a questo beneficio si affianca anche un valore ecologico e sociale, allora ecco lucidata a nuovo la percezione collettiva.
Si tratta di una svolta che ha inoltre un potenziale benefico ancor più generale: se l’industria dell’automotive cambia di segno ed intraprende la strada della sostenibilità, il tutto non può che rivelarsi traino ed esempio per il resto dell’industria. La svolta elettrica nell’automotive può entrare nei libri di storia come il momento della svolta: quando la sostenibilità entrerà nel circuito stradale, innerverà l’intero sistema nervoso sociale in modo virale ed il ciclo virtuoso sarà innescato.
Tuo nipote, quando disegnerà un'auto, non aggiungerà il dettaglio della marmitta fumante. Tu si, tu lo facevi. http://t.co/5MSTuHroWq
— Webnews.it (@webnewsit) June 15, 2015
Rifornimento e ritmo
Il rifornimento ha fino ad oggi scandito il tempo del viaggio. Per i guidatori su lunga distanza è occasione di ristoro e pausa; per i pendolari è un momento a cadenza settimanale, con il quale sono ritmati e commisurati i consumi. Anche su questo fronte la mobilità elettrica cambierà i paradigmi della percezione, poiché modifica a fondo i ritmi con una prospettiva di grande cambiamento anche rispetto al quadro attuale.
L’avvento dell’elettrico nel breve periodo sembra infatti legato a due colli di bottiglia di difficile risoluzione: la scarsa capacità degli accumulatori e la scarsa disponibilità di punti di rifornimento sul territorio. Oggi, quindi, il rifornimento è qualcosa che rende la mobilità elettrica legata fortemente ai punti di ricarica: che sia un distributore nelle vicinanze oppure il garage di casa, trattasi di un punto che funge da elemento di gravità: non ci si può allontanare troppo senza essere costretti a rientrare rapidamente per recuperare nuova autonomia.
Tale limitato orizzonte è destinato però a cambiare con l’evolvere di entrambi gli elementi caratterizzanti le difficoltà odierne: l’automotive sta investendo molto nella ricerca per l’evoluzione degli accumulatori e, al contempo, la moltiplicazione dei distributori è nei piani futuri di evoluzione del comparto.
Oggi il rifornimento dell’auto elettrica è molto simile al rifornimento dello smartphone: il momento principe è quello del ristoro notturno, quando le attività sono ferme e c’è tutto il tempo per la ricarica lenta a piena efficacia. In futuro, invece, la prospettiva è quella di una ricarica meno legata ad un luogo fisico: ovunque l’auto si fermerà dovrà avere la possibilità di essere collegata (magari anche tramite induzione, senza cavi), potendo contare così su batterie sempre a pieno carico e su percorrenze reali ben superiori al massimale teorico.
A cambiare sono la cadenza della ricarica e il ritmo del viaggio, insomma: il rifornimento non sarà più un limite, né imporrà più vincoli all’uso del veicolo da parte dell’utente. Nel mondo del car sharing è già così: il rifornimento è scomparso dall’esperienza d’uso del cliente poiché a pensarci è il gestore del servizio. Con l’elettrico la cosa sarà ancor più forte: scompare la marmitta, scompare il rifornimento (che sarà completato nei momenti di “idle” tra un viaggio e l’altro), e dietro tutto ciò spunta un profilo del tutto nuovo di mobilità.