Il trasporto come condivisione, come produttore di energia elettrica, inteso come veicolo spaziale oppure come smart-skateboard. La mobility conference di Milano ha prima di tutto esaltato ancora il ruolo della città lombarda da capo comprensorio di un territorio a forte vocazione innovativa, capace di produrre un terzo di tutti i brevetti sui trasporti dell’ultimo anno (ben cinquemila). L’incontro tra imprese e startup ha dato una spinta ulteriore per mettere le idee in movimento. Le vincitrici della competizione, ciascuna per il suo, rappresentano tutto quanto è già possibile realizzare per migliorare la mobilità.
Sui grandi temi delle infrastrutture, dei servizi, dell’ambiente, si è sviluppata la due giorni organizzata da Assolombarda e Camera di Commercio di Milano, che in collaborazione con il venture accelerator Nuvolab hanno trasformato il tradizionale meeting istituzionale in una call for ideas dedicata a prodotti, servizi, metodologie e business della mobilità. Il future storming al mattino ha visto intervenire istituzioni e imprese sugli scenari attuali e futuri, sempre ruotando attorno alle categorie suggerite dalla competizione per startup: Porsche Italia, e-Novia, MyTaxi, Eni-Enjoy, Bmw Italia, Tamoil, Wtransnet, Amazon Prime Now, e infine l’assessore alla mobilità del Comune, Pierfrancesco Maran, hanno dipinto uno scenario che in sostanza parte da tutto quanto fatto sulla sharing economy e i primi tasselli della smart city, che hanno ridotto l’impatto ecologico del trasporto insistendo sulla sua efficienza, e arriva alla prossima tappa basata su auto elettriche, no-emission zone, carburanti green, mobilità come servizio che riduce l’impatto ecologico e migliora la qualità della vita cambiando direttamente i paradigmi del trasporto.
Stefano Venturi, del consiglio di presidenza Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza con delega all’Agenda Digitale e Startup, così ha commentato:
Emerge un quadro di mobilità pulita, attenta al risparmio energetico, all’ambiente, alla sicurezza connessa con l’informazione social e le piattaforme digitali.
Il business speed date
Partecipare a uno speed date a numero chiuso imprese-startup è piuttosto divertente, soprattutto se non sei uno startupper né un potenziale investitore. Cosa si sente e si prova stando seduti, ascoltando 12 startup che si giocano tutto in pochi minuti? L’esperimento di Webnews ha consentito di capire subito che senza una scheda precisa di valutazione si rischia di far prevalere le proprie simpatie irrazionali. Se invece si segue un percorso e si pongono più o meno le stesse domande, considerando il mercato in cui la startup intende operare, è più facile capire chi meriterà.
la #startup exhibition a #MCE4X4 @assolombarda : nel pomeriggio pitch e premiazioni. @nuvolab pic.twitter.com/he7dxFAvbs
— Marco Viviani (@VivianiMarco) March 8, 2016
Le quattro imprese che sono risultate vincenti secondo la giuria sono Underground Power, Pony Zero, eVeryride, Byxee, e in effetti ascoltarle come si fosse un investitore, one-to-one, ha permesso di apprezzarle.
Come non restare colpiti da Andrea Pirisi, quando col suo notebook ti fa vedere il suo impianto di dossi stradali che producono energia col movimento dei veicoli di passaggio? Bastano settemila veicoli al giorno lungo una strada che confluisce ad esempio su uno stop o una rotonda e quel dosso produrrà abbastanza energia per il negoziante vicino. Realizzare l’assorbitore di velocità che produce energia dal traffico usando il traffico stesso è intelligente, ma l’idea di bypassare i gestori e produrre energia subito disponibile per la via stessa in cui sono posati i dispositivi è geniale. Senza considerare tutti i dati di cui si può disporre vendendoli al tuo cliente. Il premio per la categoria Energy è suo.
Alessandro Mohammadi e la sua Pony Zero li abbiamo incontrati al Web Summit. I suoi express ecologici sono già a Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Palermo, presto anche Genova. Ha riempito un vuoto diventando un partner essenziale per i corrieri in zone dove si registrano perdite di efficienza dei tradizionali sistemi di consegna. «Consegniamo 15-18 pacchi l’ora e abbiamo una efficienza del 98% per le aziende, qualche punto più dei corrieri tradizionali», racconta al giornalista come se parlasse con un investitore. Di cosa avrebbe bisogno Pony Zero? Denaro, ovvio, «per blindare l’Italia, investire ancora nel’applicazione e pensare all’estero». La categoria in cui è risultato vincitore è quella Enterprise.
EveryRide è un super aggregatore, il più ambizioso di tutti sulla sharing mobility. Lorenzo Polentes è abituato ai pitch e si vede (Webnews l’ha notato anche allo scorso Internet Festival di Pisa). Quando gli si chiede per quale ragione c’è bisogno di aggregare postazioni e servizi di car-scooter-bike sharing lui risponde «perché l’abbiamo già fatto». Il modello di business è autoevidente ed è valso il premio nella categoria Sharing: firmare accordi con le piattaforme dicendo loro che c’è una fetta di clienti che per pigrizia o infedeltà non cattureranno mai, mentre un’applicazione che mettesse tutti assieme non farebbe singolarmente male a nessuno e tutti ne guadagnerebbero. «Finora abbiamo costruito il database offrendo il servizio gratuitamente, ora però passiamo alla fase due». I numeri sono strepitosi: l’applicazione raccoglie centinaia di servizi sharing in Italia, Germania, Austria, e migliaia di veicoli. Un investitore aiuterebbe la società in due cose: data server e tanto tanto marketing. L’idea di anticipare una mobility as a service che le municipalità non riescono a fare a qualcuno da qualche parte doveva venire e qualcuno ci dovrà riuscire.
Riccardo Ricci si siede poggiando sul tavolino un oggetto grande come una piccola torcia. Il suo Byxee ha potenzialità enormi, da Pesaro può essere venduto praticamente a tutti e in tutto il mondo. «L’idea mi è venuta per una esperienza personale, un incidente in bicicletta». Byzee è un dispositivo di sicurezza attiva per le due ruote. Il suo device scansiona la strada, riconosce i pericoli, avvisa in anticipo il conducente con il bluetooth agli auricolari (se si porta il caschetto). Guardarsi le statistiche degli incidenti, soprattutto in città, e considerare il prezzo: va dai 60 ai 139 euro a seconda di alcune caratteristiche. Mamme che portano i bambini a scuola, ciclisti amatoriali, persone che si spostano su due ruote per lavoro, molti sarebbero interessati. Un partner finanziario aiuterebbe la startup a sfruttare una già avviata partnership industriale – il dispositivo è tutto made in Italy – e poi a tentare la via provvidenziale del B2B, vendendo ai costruttori di biciclette. Sempre considerando che si può installare su qualunque manubrio.