Non è certo il momento migliore nella storia di Nikon, uno dei marchi più longevi e conosciuti nel mercato delle macchine fotografiche. Il suo business ha subito nel corso degli ultimi anni una forte contrazione, spingendo i vertici societari alla difficile scelta di optare per una ristrutturazione. La ricaduta diretta è sul personale: via 1.000 dipendenti in Giappone, molti dei quali operativi nell’impianto Kumagaya della prefettura di Saitama, a nord di Tokyo. A molti di loro saranno offerti bonus per un ritiro anticipato.
Il giro d’affari di Nikon all’interno del mercato imaging è sceso del 30% in un solo triennio, ma si tratta solo di una delle aree in cui il gruppo opera. L’azienda è stata per lungo tempo leader nella realizzazione di sistemi per la litografia di semiconduttori (fin dagli anni ’90), ma di recente ha perso quote di market share a causa della concorrenza con il gruppo olandese ASML. In attivo invece i conti legati alla fornitura di display a cristalli liquidi e pannelli OLED, acquistati in primis da realtà cinesi per l’integrazione nei dispositivi elettronici.
Al momento non è chiaro se la ristrutturazione avrà ripercussioni dirette sull’attività dell’azienda per quanto riguarda la commercializzazione di fotocamere, obiettivi e accessori dedicati alla fotografia. Si sa invece per certo che il focus, in futuro, sarà spostato maggiormente sulla produzione di dispositivi per l’ambito medico, un territorio in cui potrà beneficiare della recente acquisizione di un produttore britannico.
Nikon non è la sola realtà giapponese ad attraversare un momento delicato: Ricoh, ad esempio, ha annunciato la chiusura di un impianto produttivo oltre al taglio di personale, mentre Canon ha rivisto verso il basso le previsioni relative al prossimo anno, mettendo in conto un calo del 25% nel calcolo degli utili, legato soprattutto ad una contrazione delle vendite per quanto riguarda stampanti e fotocamere.