Per chi non conosce la storia è meglio fare un breve sunto. Alcuni mesi fa, il GIP di Padova Lara Fortuna aveva ordinato la chiusura di quasi 500 siti di e-Commerce sospettati di vendere materiale contraffatto. Sino a qui sembrerebbe una misura giusta e scontata ma invece la vicenda è ben più complessa. La motivazione di questa sentenza era da ricercarsi nella denuncia da parte di Moncler, notissimo marchio d’abbigliamento, che aveva chiesto la chiusura di alcuni siti di e-Commerce che presentavano nel loro URL la parola “moncler”.
Non dunque evidenti prove di contraffazione o di reato, ma la semplice presenza del termine moncler e quindi solo il sospetto che quei siti di commercio elettronico fossero fuorilegge. L’azione giudiziaria ovviamente non è affatto piaciuta a Assoprovider e AIIP che hanno fatto subito ricorso.
Bloccare siti e portali sulla base di sospetti è una mossa che Assoprovider e AIIP hanno giudicato al limite della censura. Non può bastare un nome per sospettare che dietro ci sia una truffa e sopratutto, non può bastare un nome per oscurare siti interi.
Ma fortunatamente in questi giorni è stata emessa la storica sentenza del GIP di Padova che dopo aver ascoltato Assoprovider e AIIP ha deciso di tornare sui propri passi e di dissequestrare i siti web.
Ovviamente adesso verranno verificati minuziosamente uno per uno i portali di e-Commerce entrati nella vicenda per verificare se ci sono irregolarità, ma almeno così la procedura risulterebbe corretta e oggettiva.
Ma non è questo che interessa a noi.
La cosa più interessante è il precedente creato con questa sentenza. Per la prima volta infatti, i provider non solo hanno vinto, ma soprattutto sono stati ascoltati dalle autorità giudiziarie. Questo precedente potrà essere infatti efficacemente utilizzato nella contesa sempre più aspra tra i provider e i proprietari dei diritti d’autore che da tempo spingono per bloccare tutto e tutti anche solo con la scusa di semplici sospetti di irregolarità.