Le modalità di fruizione degli eventi sportivi si evolvono e la TV non riesce a tenere il passo. Mentre le emittenti si accapigliano a suon di miliardi per accaparrarsi i diritti televisivi, infatti, i tifosi volgono lo sguardo altrove. E c’è un vincitore di questo Mondiale in Brasile, sebbene la finale non si sia ancora disputata: lo streaming pirata.
È quanto riporta un’estesa analisi di TorrentFreak, grazie alle informazioni ottenute dalla società di protezione dei contenuti digitali Viaccess-Orca. Dall’inizio della Coppa del Mondo 2014, infatti, la diffusione illegale di partite sul Web è aumentata esponenzialmente, tanto che si registra un tasso di richieste di rimozione contenuti mai viste prima d’ora.
La società, scelta per proteggere i diritti televisivi e online dei Mondiali di Calcio, ha fatto sapere di aver inviato più di 2.000 richieste di rimozione entro lo scorso 28 giugno. Si tratta di una piccola parte di tutte le risorse di streaming mondiali e non sempre si riesce a ottenere quanto di sperato. Al momento, Viaccess-Orca è riuscita a ottenere l’eliminazione del 35% dei contenuti – una percentuale considerata di successo – pur scontrandosi con l’impossibilità di scovare tutte le locazioni emittenti che le normative di quei paesi, spesso appositamente scelti per ospitare i server, che non prevedono specifici reati per la distribuzione del copyright altrui.
Il picco si è raggiunto lo scorso 16 giugno, con la richiesta di rimozione di ben 644 fonti in trasmissione simultanea. Degli streaming avvenuti in concomitanza con Germania-Portogallo, Iran-Nigeria e Ghana-USA, tutte partite particolarmente sentite a livello internazionale. L’evento più piratato, tuttavia, è stato Belgio-Russia, con ben 471,541 utenti connessi a un feed video illegale. E il conteggio, come già spiegato, è solamente approssimativo per l’impossibilità di intercettare tutti gli stream disponibili.
Nella maggior parte dei casi si tratta di realtà più o meno organizzate, come succede normalmente per la fruizione di film e telefilm, ma in gioco vi sono anche moltissimi utenti amatoriali che hanno deciso di condividere quanto mostrato da sintonizzatori TV collegati al computer, data la facilità con cui oggi si può impostare un feed video da rilanciare in Rete in pochissimi click. E non è nemmeno tutto, poiché cresce il ruolo dei social network: mentre nel Sudafrica del 2010 l’appassionato doveva passare ore e ore alla ricerca di un link illecito ovviamente tutt’altro che pubblicizzato, ora basta che si colleghi a Facebook e a Twitter per trovare quanto di desiderato a colpi di condivisioni. Così spiega la società di controllo:
«Nei primi 10 giorni abbiamo inviato 150 richieste di rimozione a pagine Facebook e account Twitter. Fra tutte le piattaforme coinvolte, abbiamo misurato un tasso di successo del 51% nella rimozione di link da Facebook.»
Quel che l’analisi non indaga, però, è perché i tifosi si affidino ai contenuti piratati anziché all’approvvigionamento lecito. La motivazione non può essere solamente connessa alla gratuità dell’offerta, poiché spesso questi stream sono di bassa qualità e non particolarmente affidabili. Il problema è probabilmente in un offerta carente: troppo attenti alla vecchia e cara TV, nessuno ha proposto delle alternative online legali che fossero sufficientemente appetibili. E la bandiera nera dei corsari digitali ha avuto la meglio.