Uno dei timori principali che circondano la sorveglianza di massa e la proliferazione della tecnologia di riconoscimento facciale si è presto avverato, al confine tra Stati Uniti e Messico. Qui, il volto di almeno 100 mila persone è stato conservato su spazi web non sicuri, forse violati anche dagli hacker.
Chi afferma che queste tecniche che promettono di assicurare la protezione pubblica, da criminali e attentatori, spesso si dimentica di ricordare che, in quanto informazioni resilienti su un database, ogni elemento riguardi le persone è, almeno in teoria, attaccabile e violabile da terzi.
La notizia è che l’autorità di dogana e controllo degli spostamento aeroportuali negli States, ha comunicato che un suo appaltatore, che dovrebbe tenere protetti i dati sopra menzionati, in realtà e l’è fatti scappare, tenendoli cioè sul web senza alcuna forma di protezione. La morale? Anche se ti fidi al 100% di qualcuno o qualcosa, con le informazioni biometriche è meglio non giocare, perché ogni volta che una parte del corpo, dalle dita al volto, viene scansionata e archiviata, è facilmente raggiungibile da criminali, organi parastatali e altre agenzie.
Nonostante siamo diventati alquanto confidenti con le tecnologie di riconoscimento del volto, ad esempio per sbloccare un iPhone il fine perseguito dalle forze dell’ordine è, ovviamente, diverso e apre a scenari plurimi. Quando sblocchi un iPhone, le scansioni del viso non vanno da nessuna parte, semplicemente avviene un incrocio di dati con le memorizzazioni presenti sul telefono, in un’area protetta e non accessibile del dispositivo. Ma in aeroporto o qualsiasi nel mezzo di una strada, dove c’è una videocamera, la faccia ripresa entra a far parte di un circuito più ampio, che la confronta con i documenti della polizia circa persone pericolose e criminali. Anche se non lo sei, da quel momento il tuo volto verrà conservato per sempre. A qualcuno può non interessare, ad altri si.
Se oggi tiriamo in ballo la società che gestisce tali dati al confine tra Usa e Messico, domani potrebbe essere la volta di chi ottiene e gestisce i volti presi negli aeroporti italiani, e che finiscono chissà in quale database. Vero che un aeroporto è un luogo di sicuro interesse pubblico, dove la sicurezza non deve mai calare ma chi fa si che le informazioni oggetto di un simile business (perché di questo si tratta) siano trattate nel rispetto della privacy e della riservatezza individuale?
E allora…#BuongiornoUnCaffo