Dal Ministero dell’Istruzione a Facebook e Google, dalla RAI a Confindustria, dal CNR alla FIEG, dalla Polizia Postale al Garante Privacy. Laura Boldrini ha riattivato il progetto #bastabufale convocando 39 sigle, giunte stamani a Montecitorio per presentare proposte e misure che possano arginare il fenomeno della disinformazione che preoccupa molto la presidente della Camera.
I tavoli di lavoro sono stati introdotti (video) da Laura Boldrini, che da qualche tempo ha preso in carico il tema ideando anche con quattro esperti un manifesto, che ha prodotto una tassonomia rimasta anche nella estensione di questi tavoli di lavoro. Infatti, erano quattro le grandi aree di coinvolgimento e sempre quelle sono le suddivisioni dei tavoli, inaugurati oggi: scuola, mondo digitale, impresa, mass media. Ciascuno di loro ha avuto un moderatore, rispettivamente Walter Quattrociocchi, David Puente, Michelangelo Coltelli e Paolo Attivissimo.
Grazie a 39 sigle che oggi @Montecitorio si confrontano su misure concrete per garantire a cittadini corretta informazione #fakenews (s) pic.twitter.com/6gnPwpRWXc
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) April 21, 2017
Ultimi preparativi pic.twitter.com/d0WGXGoubc
— Paolo Attivissimo @ildisinformatico@mastodon.uno (@disinformatico) April 21, 2017
Anche per oggi è andata @disinformatico @butacit @Walter4C pic.twitter.com/fj5hNl3h5g
— David Puente (@DavidPuente) April 21, 2017
Il tavolo dei giornalisti ai lavori sulle #fakenews coordinato da @disinformatico (c'è anche @petergomezblog via skype) pic.twitter.com/NtKyZUcwYO
— stefano menichini (@smenichini) April 21, 2017
Il compito difficile
Webnews ha già spiegato per quale ragione ritiene che questo approccio sia piuttosto scentrato, anche se probabilmente parlarne insieme, media, impresa, web company, male non fa. Quello che emerge è sempre il solito problema della profonda e indissolubile dualità della Rete: lo stesso strumento può essere utilizzato bene o malissimo, ma discuterne la legittimità rischia solo di uccidere le potenzialità positive senza modificare quelle negative, per censura o per eccessivo controllo. O per limiti connaturati degli algoritmi. Dunque il compito difficile che si danno questi tavoli è lavorare su strumenti non invasivi, molta educazione, forse qualche alert ancora tutto da inventare, e tanti tanti processi più veloci per prendere decisioni, possibilmente non più dannose dell’urgenza segnalata.
L’idea dell’anonimato protetto
A questo proposito, merita di essere ascoltato l’intervento di Stefano Quintarelli proprio al panel organizzato da Webnews a IJF17, e dedicato al Rumore dei nemici: il deputato ha anticipato l’apertura di questi tavoli da parte della presidente della Camera, parlando anche della sua proposta di anonimato protetto. Si tratta di una soluzione particolarmente brillante per quanto riguarda, almeno, il lato della responsabilità individuale sulle piattaforme. Ce ne sarebbe bisogno per evitare di responsabilizzare soltanto queste ultime dimenticandosi il diritto/dovere delle persone a rappresentare la propria opinione e difenderla, assumendosene la responsabilità, senza facili soluzioni che cancellino intere parti dei contenuti online.