La notizia era nell’aria da tempo; esattamente da aprile, quando la StreamCast Networks, società distributrice del sotware P2P Morpheus, ha portato i libri in tribunale dichiarando bancarotta. Il resto è conseguenza: dapprima il programma non è stato più reso disponibile per il download dal sito ufficiale, poi, il 29 ottobre, lo stesso sito è andato definitivamente offline.
Agli inizi del nuovo millennio Morpheus era stato uno dei più famosi client della rete FastTrack, la stessa usata da Kazaa, ma a seguito di alcune asperrime battaglie legali, quasi tutte perse, la sua fortuna è scemata fino al triste quanto inevitabile epilogo.
Si cominciò con una lotta interna: nel 2002 Kazaa decise di negare a Morpheus l’accesso alla rete FastTrack; decisione che per alcuni esprimeva il tentativo di “monopolio del P2P”, per altri una semplice diatriba sullo sfruttamento della licenza. Gli sviluppatori di Morpheus passarono allora a Gnutella, per poi creare un proprio network, detto NEOnet, e, nelle ultime versioni, garantire l’accesso anche alle reti eDoneky, Overnet e BitTorrent.
Ma questo fu solo l’inizio: il più importante processo della storia della guerra al P2P vedeva infatti fra gli imputati proprio Morpheus e Kazaa, insieme a Grokster, e si risolse con una sentenza di condanna. Ma mentre Kazaa e Grokster decisero di defilarsi, Morpheus non si arrese e continuò imperterrita la sua personale lotta. Nei casi specifici non era solo in ballo la libertà di condividere materiale, ma il fatto che i suddetti programmi usassero adware e spyware in abbondanza, tramutando di fatto il servizio da loro fornito in un’operazione a scopo di lucro.
Proprio su questo punto ha insistito la sentenza di un anno fa che ha intimato a Morpheus di abbandonare ogni tipo di pubblicità o di installare dei filtri atti ad impedire lo scaricamento del materiale protetto da copyright. Da allora sono state molte le voci riguardanti la creazione di un nuovo progetto “ibrido” sullo stile di quello che in questi mesi viene fatto da LimeWire, ma la verità, ormai chiara a tutti, è che la StreamCast aveva alzato definitivamente bandiera bianca.
Per quanto paradossale possa sembrare, l’esperienza di Morpheus, Kazaa e Grokster è riuscita a mettere d’accordo un po’ tutti, dai giudici ai fanatici del P2P, dalle major ai sostenitori del software libero: lucrare sul file sharing non è accettabile.